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| Aggiungo questa poesia di Flegias, che gentilmente mi ha permesso di postarla. E' copiata dal forum Galassia Arte
Flegias
Sfidai l'ancestralità del tempo e l'immortalità degli eoni arrivando a lambire la superiorità del cielo, inspirando a pieni polmoni l'aere del vento che donava linfa agl'Angeli.
Sentii un vortice di tuoni percuotermi tutto il corpo, facendomi tremare il cuore tra la vita e la morte, lanciandomi in un limbo d'immortale solitudine recondita che albergava nella mia anima.
Udii urla di risa rimbombare tra le nubi delle tombe dei demoni e li vidi uscire dal fitto cimitero per dirigersi con passo unanime verso di me.
Li fissai con le vermiglie iridi mentre incedevan lenti e rimbombanti, in religioso silenzio, nascosti tra la nebbia, diramando la paura nel cuor dei più impavidi.
Ero pronto a morir proprio com'io ero nato, quando allor uno di essi, senza volto e velato da un manto di luna, giunto dinnanzi alla mia presenza, mi pugnalò con un affondo al cuore.
Alcun liquido sanguigno fuoriuscì dalla ferita provocata dall'affilato stiletto, alcun dolore percepii dall'atrocità subita.
Alzai lo sguardo al cielo allargando le braccia con il pugnale conficcato nel cuore e dischiusi gl'oculi, inspirando l'aria del mio nuovo inferno.
Capii che l'eterna solitudine patita in vita che sfociava in ira e violenza mi venne ripagata con un'altrettanta eterna condanna agl'Inferi inflitta da Dio.
La schiera di demoni s'inginocchiò dinnanzi a me ed iniziò a sussurrare quella che era la loro macabra preghiera, ed un nuovo inizio: "Non nobis Domine, Non Nobis..."
Enrico.
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