LA POESIA

IN GIRO PER IL MONDO, AFRICA

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view post Posted on 18/12/2023, 16:19
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L'Africa è un continente della Terra, separato dall'Asia, a nord-est, dall'artificiale Canale di Suez. È attraversata dall'equatore e caratterizzata da una grande varietà di climi. Per estensione del territorio, è il terzo continente dopo Asia e America, e assieme all'Eurasia forma il cosiddetto Continente Antico.

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Realtà africane, dal Chad

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Breve storia dell’Africa:Colonizzazione, Perdita di riferimenti, Conflitti interni

Con la scoperta di Capo Bianco e successivamente del Capo di Buona Speranza da parte dei Portoghesi alla fine del 1400, in Europa s’iniziarono a creare dei complessi meccanismi ideologici che si svilupparono in una vera e propria “corsa all’Africa”. Gli Stati europei, si resero conto che il territorio africano era pieno di risorse di vario genere e nel momento più critico della Rivoluzione Industriale, fu chiaro che l’Africa avrebbe costituito una risorsa essenziale per il mondo europeo.
Nei primi anni i “Bianchi” che si affacciarono sulle coste di questo nuovo continente, non s’interessarono di penetrare all’interno. All’epoca c’era il bisogno di trovare una strada via mare, che raggiungesse le Indie, e quindi le coste africane servirono solo da appoggio per i coraggiosi naviganti che si imbarcavano per questo lungo viaggio.
Gran parte dei prodotti africani, non sono originari di questo continente; il territorio offriva prodotti della foresta, miglio, sorgo, olio di palma, ma molte piante e molti animali furono importati dall’Asia e dal Nuovo Mondo. Arrivarono in Africa in seguito alle migrazioni fatte dall’Arabia, dall’India, dall’Indonesia, ad opera soprattutto dei popoli del Nordafrica, i quali commerciavano con l’oriente, dove nacquero l’agricoltura e la civiltà.
In seguito, nel 1869, ci fu l’apertura del Canale di Suez, che mise nell’ombra l’ormai lontanissimo Capo di Buona Speranza; la strada per le Indie via mare, adesso si era dimezzata.
Nei punti di appoggio lungo la costa africana, erano state costruite delle stazioni strategiche per controllare il commercio e l’accesso all’Oceano Indiano, che si erano poi sviluppati in costruzioni di fortini e castelli.
Ben presto gli interessi europei per questo continente si allargarono e iniziarono la dominazione delle tribù, a seguito della quale molti africani furono fatti schiavi e segregati in piccoli territori, lontano dai bianchi.
Nel Sudafrica fin dal 1685 fu fatta segregazione razziale in campo scolastico e venivano condannati a morte gli schiavi che avevano avuto rapporti sessuali con una donna bianca.
Gli Olandesi, che succedettero ai Portoghesi nella conquista e scoperta della zona sud dell’Africa,
furono i primi a rendersi conto del patrimonio esistente in quelle nuove terre scoperte.
Importarono dall’Olanda dei contadini, i Boeri, perché c’era un esigente bisogno di persone che coltivassero la terra, e fecero schiavi gli africani che riuscirono a sottomettere. Il popolo dei Boeri, in seguito sarà l’autore di una serie di scontri con gli africani e con i colonizzatori europei che li avevano convinti a partire promettendo loro la proprietà delle terre.
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Commercio degli schiavi

Succedettero agli Olandesi gli Inglesi che colonizzarono gran parte della zona a sud dell’equatore.
Con il Colonialismo, nacque il commercio degli schiavi; intere tribù venivano assoggettate e catturate, per poi essere deportate fuori dall’Africa, in Asia, in Europa ed in America.
Gli Arabi della Penisola Iberica, furono i primi a dare impulso al commercio degli schiavi. Dalla fine del VII sec. fino al XIX sec. dominarono i traffici con le regioni della costa orientale dell’Africa, esportandone un gran numero, anche verso l’Arabia. Alcuni venivano venduti nei mercati locali, altri venivano spediti altrove sulle vie delle carovane, ad acquirenti lontani: in India, nelle isole dell’arcipelago Malese, in Cina.
Gli Arabi si impadronirono con varie invasioni di tutto il Nordafrica e anche del controllo del traffico di schiavi che si svolgeva attraverso il Sahara, diffondendo la dottrina dell’Islamismo e riuscendo a convertire ben due terzi della popolazione africana.
Crearono grosse organizzazioni che gli assicuravano rifornimenti dalle tribù dell’interno; Zanzibar diventerà un grandissimo mercato di schiavi proprio a seguito della loro invasione.
Nella zona dell’Africa orientale gli Arabi mescolandosi con i Neri daranno vita ad una popolazione di Africani arabizzati, con ideologie islamiche e caratteristiche fisiosomatiche africane, che lotteranno a favore del mondo arabo.
In seguito alla scoperta dell’America, molti schiavi vi furono deportati e in molte cittadine del sud e del nord del Nuovo Mondo, vennero fatte aste per la loro vendita.
Nel 1700 con la scoperta dell’oro e la possibilità di coltivare nei campi la canna da zucchero, soprattutto nel Sudamerica, ci fu una grande ondata di deportazione degli schiavi; il Portogallo non riuscendo a esaudire tutte le richieste fu costretto a comprare gli schiavi da altre nazioni.
Gran parte degli americani di oggi hanno sangue nero sotto la loro pelle bianca, così come è vero il contrario. “Gli schiavi che giungevano alle basi commerciali della costa per essere deportati nel nuovo mondo, provenivano da ogni parte del continente. In questi confluivano elementi caratteristici delle varie popolazioni africane. Seguendo gli spostamenti e mescolanze delle tribù, si può dire che gli Africani asportati nel nuovo mondo avevano caratteristiche di quasi tutte le popolazioni del continente africano” afferma Robert Coughlan.

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Migrazioni

Consideriamo, le migrazioni dei popoli antichi dell’Africa:
i Bantù, che dal nord del Bacino del Congo sono migrati in tre diverse direzioni, verso il sud, incontrando i Pigmei ad Est ed i Boscimani a Sud; i Niloti, che dal centro est si sono spostati verso il nord e verso il sud incontrando a loro volta i Boscimani ad est ed i Pigmei a sud; i Camiti, che dal nordafrica si sono spostati in tutta l’Africa mediterranea incontrando le tribù dell’ovest, e ad oriente, raggiungendo l’Etiopia,e il Kenya; incontrarono i Niloti e i Boscimani; i Boscimani, che dal Sudafrica sono saliti al nordest dell’Africa.
Questi spostamenti hanno determinato una mescolanza tra le varie tribù, sicuramente evidente a livello dei tratti somatici.
Se osserviamo da un ampio punto di vista gli spostamenti degli abitanti dell’Africa al suo interno, e vi uniamo le deportazioni degli schiavi nei vari continenti e ancora ci sommiamo la divisione territoriale fatta dai coloni all’epoca del Colonialismo, oltre alla migrazione verso la città dei componenti di varie tribù, possiamo affermare che “l’Africano è il cittadino del mondo e che siamo tutti suoi fratelli e sorelle”.
Tra le potenze che colonizzarono l’Africa la Francia fu una delle prime a preoccuparsi di portarvi l’istruzione, creando scuole, cercando di far progredire il paese, e iniziò anche a spedire sperimentatori che studiarono le piante e gli animali di questo nuovo continente.
Intorno al 1960 la maggior parte delle colonie, si ribellarono alla potenza schiacciante e dominatrice degli europei che le avevano colonizzate. Infatti, gli uomini bianchi che vivevano in Africa, anche dopo la fine della schiavitù, che per ogni nazione ebbe una data diversa, secondo ciò che veniva deciso in Europa, non permettevano ai neri di avere pari diritti e li continuavano a tenere un gradino più in basso di loro.
Successivamente alla nascita delle colonie, il territorio africano si sviluppò ad una tale velocità che nessuno si sarebbe mai aspettato. Furono aperte le porte delle maggiori università dell’epoca in Europa ed America agli studenti africani.Tornati nel loro continente, erano consapevoli del valore della libertà, e lottarono per guadagnarsi l’indipendenza da quei popoli che per così tanto tempo li avevano soggiogati.
“L’Africa offre sempre sorprese”, affermava molti secoli fa, Plinio Il Grande.

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Colonialismo moderno

Dal XIX secolo il colonialismo moderno si è volto allo sfruttamento delle risorse dei paesi colonizzati. La penetrazione coloniale nell’entroterra in Africa è avvenuta solitamente dopo spedizioni esplorative, che hanno dato idea delle risorse dei vasti territori. In seguito a ciò, le potenze europee decidono di impossessarsi dei territori africani per avere fonti di risorse prime, nonché avere importanti basi commerciali. Talora è importante anche l’idea di avere dominio su vasti territori dove poter inviare molti cittadini della madrepatria (che così si libera di una parte eccedente della propria numerosa popolazione).

Inizia allora l’espansione coloniale, che raggiunge il suo apice nella seconda metà dell’Ottocento.

1. Le potenze europee iniziano una vera e propria “corsa alle colonie”: ogni paese invia in Africa contingenti militari per occupare i vasti territori africani dell’entroterra, formalmente ancora appartenenti a nessuno secondo gli europei (l’Africa era dichiarata res nullius) e ciò permetteva agli europei di appropriarsene senza scrupoli e ufficialmente, poiché era territorio sotto nessuna giurisdizione. I territori venivano occupati sia con la forza sia con la diplomazia (concludendo trattati con i capi dei popoli africani, con cui cedevano la loro sovranità alle potenze europee). Successivamente, i territori occupati dalle truppe vengono proclamati colonie dalla madrepatria, che ora li considera come suo territorio.

2. Dopo la semplice occupazione manu militari del territorio, la madrepatria decide gradualmente la creazione di una amministrazione e un esercito nelle colonie, modellate secondo il modello europeo.

Ovviamente la madrepatria ha interesse a mantenere il potere per mezzo di queste creazioni; inizia così l’invio di cittadini bianchi della madrepatria, che diventano i detentori del potere nelle colonie e la loro classe dirigente (seppur sempre soggetta alle decisioni della madrepatria). Essi mantengono nelle proprie mani ogni posto di potere politico; infatti solo funzionari bianchi occupano le posizioni chiave di potere nell’amministrazione e nell’esercito delle colonie create dalla madrepatria. I bianchi occupavano anche ogni posto di potere economico; infatti i bianchi si arricchiscono impiantando ovunque imprese volte allo sfruttamento delle risorse delle colonie (latifondi e piantagioni, imprese minerarie ed industriali), impiegando come manodopera sottopagata gli indigeni locali. Ovviamente da ciò trae profitto economico la madrepatria, verso cui vengono esportate queste risorse. Il potere è in mano ai bianchi (sempre una minoranza rispetto alla popolazione indigena).

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Il loro dominio è imposto alle popolazioni indigene nere, costrette ad accettarlo con la forza; ogni loro tentativo di resistenza era spezzato dalla violenza delle truppe coloniali bianche. Sull’atteggiamento dei bianchi verso i neri è determinante la convinzione razzistica dei colonizzatori bianchi di essere superiori alle popolazioni indigene. Ciò spiega le vessazioni e talora le atrocità che subiranno i neri da parte dei bianchi durante il colonialismo. Le truppe coloniali di tutti i paesi europei ricorrevano spesso, per incutere timore negli indigeni e sedare le loro ribellioni, a metodi spietati e atrocità, come la distruzione di villaggi, la cattura di ostaggi che subivano torture, esecuzioni di massa e massicce deportazioni. In certi paesi si arrivava addirittura allo sterminio di interi popoli indigeni che si erano dimostrati contrari al predominio.

Le popolazioni nere si ritrovano integrate nelle strutture politiche ed economiche create dai colonizzatori bianchi europei, trovandosi a loro sottomesse: esse sono perciò costrette ad accettare lingua, religione cristiana e cultura europea. Tuttavia le elites delle popolazioni indigene (come capi di tribù) spesso possono trarre alcuni vantaggi dal colonialismo: infatti essi possono avere qualche speranza di ascesa sociale. Per esempio essi possono presiedere a posti di non molta importanza nell’amministrazione coloniale creata dagli europei e assorbire la loro cultura, studiando presso scuole europee. Ma i ceti popolari neri sono completamente esclusi dalle decisioni politiche. Essi spesso sono ridotti ad essere dipendenti dai bianchi (come manodopera malpagata al loro servizio o soldati semplici nell’esercito coloniale), vivendo in condizione di povertà e ignoranza.

Il colonialismo ha quindi portato a un impoverimento dei popoli neri delle colonie, sia in termini economici sia in termini culturali (infatti, i bianchi hanno distrutto la cultura e lo stile di vita dei popoli indigeni neri, imponendo il proprio, e sfruttano le loro ricche risorse naturali). Inoltre la soggezione politica dei neri (imposta dai colonizzatori bianchi) impedisce loro di sviluppare una coscienza politica e nazionale e di essere capaci di governarsi autonomamente.
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Jovanotti nella sua composizione "Safari"

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L’idea di Africa ieri e oggi

La mancanza di tradizione scritta, di realtà statuarie moderne, di monumenti od altre opere poderose, non è un problema solo per gli storici, ma anche per gli africani d’oggi in relazione al concetto stesso di Africa (intendiamo Africa nera) che nel tempo si è venuto formando: quello di un continente arretrato e selvaggio abitato da popolazioni razzialmente e culturalmente inferiori. La mancanza di entità statali, di edifici che colpissero.. furono tutti elementi che spinsero a ritenere i neri una razza inferiore dalla quale nulla di buono o bello poteva essere imparato. Il ragionamento spinse anche a far risalire a precedenti dominazioni straniere (o extraterresti), le poche opere pregevoli che gli europei trovarono al loro arrivo (come il grande recinto, un maestoso monumento in pietra in Zimbabwe).

Tale idee hanno in parte plasmato gli stessi africani che, privi di monumenti e di testimonianza scritte, con la brusca interruzione nella trasmissione orale causata dal fenomeno coloniale, si sono ritrovati ignari del loro stesso passato e trasportati in un mondo, una società, un sistema economico, non loro. La riscoperta del proprio passato come punto di partenza per la riacquisizione della propria identità, è ora l’obiettivo primario dell’Africa indipendente, ma si tratta di qualcosa di non facile per le ragioni che abbiamo detto e per altre che si possono facilmente immaginare.

L’africa nera era, ed ancor oggi è, per la maggior parte, un continente che ha acquisito consapevolezza di se attraverso le descrizioni degli europei che lo avevano colonizzato ed è quindi normale che oggi sia impegnato in un lento e difficile processo di riscoperta di se stesso. Un processo che però - spiace doverlo dire - è in parte inattuabile. Intere culture (in molte delle quali non esisteva neppure la proprietà privata) sono state spazzate via della colonizzazione, e di loro non è rimasto più nulla; anche la tradizione orale, sotto i colpi della tratta degli schiavi, è stata in certi casi gravemente compromessa e con essa sono scomparse per sempre credenze, lingue e tradizioni che costituivano la cultura di intere popolazioni.

di Lorenzo Possamai

Così tanta terra abbandonata a se stessa, dove gli uomini potevano fare un paradiso hanno creato l'abbandono.

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Il kilimangiaro

Città del capo - Africa



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