LA POESIA

PLATONE - DI PERLA E SISSI, Il mondo delle idee

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view post Posted on 7/4/2023, 09:22
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Platone di perla e sissi, il mondo delle idee

SISSI

Caro forum, inizio con "il mito della caverna" di Platone. Mi è sempre piaciuto perchè secondo me è il percorso dell'uomo verso la luce, verso la conoscenza!Platone dice di voler descrivere la nostra situazione di uomini,di come siamo e di come il nostro destino può cambiare.Si serve del celeberrimo mito della caverna,forse il più famoso mito platonico,dove emerge tutta la sua filosofia:

Platone descrive una caverna profonda stretta ed in pendenza,simile ad un vicolo cieco.Sul fondo ci sono gli uomini,che sono nati e hanno sempre vissuto lì;essi sono seduti ed incatenati,rivolti verso la parete della caverna:non possono liberarsi nè uscire nè vedere quel che succede all'esterno.Fuori dalla caverna vi è un mondo normalissimo:piante,alberi,laghi,il sole,le stelle...Però prima di tutto questo,proprio all'entrata della caverna,c'è un muro dietro il quale ci sono persone che portano oggetti sulla testa:da dietro il muro spuntano solo gli oggetti che trasportano e non le persone:è un pò come il teatro dei burattini,come afferma Platone stesso.Poi c'è un gran fuoco,che fornisce un'illuminazione differente rispetto a quella del sole.Questa è l'immagine di cui si serve Platone per descrivere la nostra situazione e per comprendere occorre osservare una proporzione di tipo A : B = B : C La caverna sta al mondo esterno (i fiori,gli alberi...) così come nella realtà il mondo esterno sta al mondo delle idee:nell'immagine il mondo esterno rappresenta però quello ideale tant'è che le cose riflesse nel lago rappresentano i numeri e non le immagini empiriche riflesse.Si vuole illustrare la differenza di vita nel mondo sensibile rispetto a quella nel mondo intellegibile.Noi siamo come questi uomini nella caverna,costretti a fissare lo sguardo sul fondo,che svolge la funzioni di schermo:su di esso si proiettano le immagini degli oggetti portati dietro il muro.La luce del fuoco,meno potente di quella solare,illumina e proietta questo mondo semi-vero.Gli uomini della caverna scambieranno le ombre proiettate sul fondo per verità,così come le voci degli uomini dietro il muro:in realtà è solo l'eco delle voci reali.Gli uomini della caverna avranno un sapere basato su immagini e passeranno il tempo a misurarsi a chi è più bravo nel cogliere le ombre riflesse,nell'indovinare quale sarà la sequenza:è l'unica forma di sapere a loro disposizione ed il più bravo sarà colui il quale riuscirà a riconoscere tutte le ombre.Supponiamo che uno degli uomini incatenati riesca a liberarsi:subito si volterebbe e comincerebbe a vedere fuori gli oggetti portati da dietro il muro non più riflessi sul fondo della caverna.Poi comincerà ad uscire ma sarà piuttosto riluttante perchè infastidito dalla luce alla quale era desueto:quando finalmente uscirà si sentirà completamente smarrito e disorientato.Comincerà a guardare indirettamente la luce solare:ad esempio la osserverà riflessa su uno specchio d'acqua.Man mano che la vista si abitua guarda gli oggetti veri:gli alberi,i fiori...In un secondo tempo le stelle e poi riuscirà perfino a vedere il sole.Chiaramente vi sono chiare allusioni a varie dottrine platoniche:evidente risulta l'allusione ai 5 livelli di conoscenza;le immagini proiettate sul fondo della caverna sono l'eikasia la capacità di cogliere le realtà empiriche riflesse,grazie al fuoco che rende visibili questi oggetti "artificiali".Gli oggetti artificiali che portano dietro il muro sono la pistis,il mondo sensibile vero e proprio.Curioso è che l'atto di voltarsi da parte degli uomini nella caverna venga espresso con la parola "convertirsi":è l'atto fondamentale per il cambiamento della propria prospettiva esistenziale.Le cose dietro il muro riflesse nello specchio d'acqua rappresentano la dianoia,gli enti matematici;gli alberi ed i fiori sono invece le idee vere e proprie,la noesis.Il sole,invece,è il bene in sè.Le stelle sono le idee più elevate (i numeri ideali...).L'uomo che è fuggito dalla caverna e ha visto tutto si trova in una situazione piuttosto ambigua:da un lato vorrebbe rimanere all'aperto,dall'altro sente il bisogno di far uscire anche i suoi amici incatenati;alla fine decide di calarsi nella caverna e quando arriva in fondo non vede più niente,è come se accecato.Sostiene di essere tornato per condurli in un'altra realtà,ma essi lo deridono perchè non riesce più neppure a vedere le ombre riflesse sul fondo.Lui però continua a parlar loro del mondo esterno ma i suoi "amici" lo deridono e si arrabbiano e lo picchiano perfino.In realtà Platone vuole qui descrivere la storia di Socrate,un uomo che ha visto realtà superiori e ha cercato di farle conoscere agli altri che non hanno però accettato.Per quel che riguarda il fatto che l'uomo tornato nella caverna non riesca più a cogliere le realtà sensibili,possiamo portare ad esempio la vicenda del filosofo Talete,che guardando le stelle cadeva nei pozzi e veniva deriso per il fatto che voleva vedere le stelle lui che non vedeva neppure cosa c'era per terra.La liberazione dalle catene avviene (come la reminescenza) o per caso o grazie all'intervento di qualcuno.Comunque il mito rievoca pure il compito dei governanti,che una volta raggiunto il sapere devono per forza tornare nel mondo sensibile per governare.La fuoriuscita dalla caverna può anche essere metafora del lungo percorso educativo dei filosofi-re.Si può quindi definire correttamente il mito della caverna come una sorta di riassunto della filosofia platonica.

Chiudo con un aforisma
Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell'anima: così profondo è il suo lógos.[48 Diels-Kranz ]
 
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view post Posted on 3/5/2023, 12:52
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La poesia si avvicina alle verità essenziali più della storia...... di Platone

Platone è con noi! da perla

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CITAZIONE
Caro forum, inizio con "il mito della caverna" di Platone. Mi è sempre piaciuto perchè secondo me è il percorso dell'uomo verso la luce, verso la conoscenza!

E' per me una grande gioia apprendere quanto mi hai portato a conoscenza. Per ora ti ringrazio, e ti risponderò approfonditamente, senza fare epochè di nulla!!

Cito questo concetto estrapolato dallo scritto di un dialogo fra Vattimo e Severino.

"Ciò che per la cultura occidentale è l'estrema evidenza - l'oscillare delle cose tra l'essere e il niente - è l'estrema follia."

Facendo un approfondimento su Platone, e leggendo "Platone e l'uso del sapere a vantaggio dell'uomo", ho trovato questa definizione da lui espressa sul problema del "nulla"

"Quando sosteniamo che A non è B, non intendiamo alludere al niente assoluto, che per l'appunto non esiste, ma soltanto a ciò che è diverso dall'essere, ossia al niente relativo. In altre parole l'unico modo in cui può esistere il non-essere è il diverso, che però in quanto tale, non è il nulla assoluto, <<partecipando>> anch'esso all'essere. In tal modo attribuendo una qualche forma di essere al non-essere, Platone si è definitivamente sbarazzato del fantasma del nulla. Con questa sottile dottrina il filosofo può anche superare il problema dell'errore. Platone ribatte che l'errore non consiste nel pronunciare il nulla, ma semplicemente nel dire le cose in modo diverso da come esse effettivamente stanno."

Secondo me non è nel dirle in modo diverso da come stanno, ma dirle da un altro punto di vista, che esprime un parere contrario.
Es. B è relativo all'A come essa stessa lettera dell'alfabeto, quindi è il non-essere dell'A.

Spero di avere detto qualcosa di interessante. Voi cosa ne pensate?, avete conoscenze in più sull'argomento o altre utili particolarità sulla filosofia Platonica?

****************************

citazione

"Quando sosteniamo che A non è B, non intendiamo alludere al niente assoluto, che per l'appunto non esiste, ma soltanto a ciò che è diverso dall'essere, ossia al niente relativo.
Il concetto del nulla, se così possiamo definirlo , dato che si tratta di nulla e quindi di per sè non definibile, è un pò come il concetto di finito ed infinito; nel momento che io lo definisco, diventa relativo al finito, quindi non più assoluto.Lo stesso penso sia per l'errore che si definisce in base alla verità e solo così lo posso considerare errore ma non in senso assoluto. questo è il mio punto di vista ,mi documenterò poi perchè l'argomento è molto interessante infatti, stabilire relazioni sul vero e il falso, il finito e l'infinito, bene e male, niente è che l'indagine filosofica , l'indagine della conoscenza tra l'essere e il non- essere. ciao


continuo....
concetto di 'nulla' è stato oggetto di studio di filosofi e di teologi per tutto il corso della storia. Esso ha principalmente due accezioni: una ontologica e una logica. La prima assume il significato di non-essere ed è stata posta da Parmenide; la seconda da Platone, che - poneva il nulla come "non-essere dell'essere di qualcuno", quindi come alterità del ciò che è. Concludendo l'assunto con: "Le cose sono e insieme non sono nella loro partecipazione all'essere. L'atteggiamento di Platone nei confronti di Parmenide è diventato poi il mito di un suo "parricidio", per quanto Platone stesso faccia dire allo Straniero-Socrate esattamente il contrario: "Ti prego di non pensare che io sia diventato una specie di parricida." (241 d)

Molti hanno sostenuto che un'attenta considerazione dell'idea di nulla può condurre facilmente all'errore logico noto come reificazione (ovvero al considerare reale ciò che è astratto). Tuttavia molti esistenzialisti e scrittori e filosofi postmoderni ribattono che Nulla è in realtà l'assenza o la mancanza di qualcosa, piuttosto che di tutto.

La comprensione di 'nulla' varia enormemente a seconda delle culture, specialmente tra le culture e le tradizioni filosofiche occidentali e orientali. Ad esempio, Shunyata (vacuità) a differenza del "non-essere" viene considerato uno stato della mente in alcune forme di Buddhismo (vedi Nirvāna, mu e Bodhi). Raggiungere il 'nulla' come stato mentale in questa tradizione permette al soggetto di essere totalmente concentrato su un pensiero o su un'attività ad un livello così intenso che non sarebbe stato in grado di raggiungere se fosse stato coscientemente "attivo" nel pensare. L'esempio classico di ciò è un arciere che tende un arco cercando di annullare la sua mente in modo tale da focalizzarsi meglio sul tiro.

Nella filosofia occidentale il concetto di nulla è stato utilizzato non solo in contrapposizione a quello di essere ma anche in senso teologico in due accezioni opposte: come il "non-divino" (per es. in Cartesio e Kant) e come "essenza profonda del divino" (Come "non-divino" e quindi "non-spirituale", il nulla è stato spesso identificato con la materia, e questo in Plotino e Sant'Agostino.

In Hegel, partendo dall'assunto che "dal nulla non può venire niente", il nulla diventa pura negazione logica ma con valenza ontologica, poiché il positivo e il negativo hanno come comune base astratta proprio il nulla (Scienza della Logica, I, I, 1).

Scienza :Nella matematica, nulla non ha un significato tecnico. Può essere detto che un insieme contiene "nulla" se e solo se esso è un insieme vuoto, in questo caso la sua cardinalità (o dimensione) è zero. In altre parole, il termine "nulla"

CITAZIONE
Ad esempio, Shunyata (vacuità) a differenza del "non-essere" viene considerato uno stato della mente in alcune forme di Buddhismo (vedi Nirvāna, mu e Bodhi). Raggiungere il 'nulla' come stato mentale in questa tradizione permette al soggetto di essere totalmente concentrato su un pensiero o su un'attività ad un livello così intenso che non sarebbe stato in grado di raggiungere se fosse stato coscientemente "attivo" nel pensare. L'esempio classico di ciò è un arciere che tende un arco cercando di annullare la sua mente in modo tale da focalizzarsi meglio sul tiro.

Riprendo questo scritto perchè andrò alla sezione delle religioni a parlare del buddhismo.
E' talmente mondiale questo rigirarsi il concetto filosofico del non essere (nulla) ed essere che il risultato non può che diventare matematica.
CITAZIONE
Platone - poneva il nulla come "non-essere dell'essere di qualcuno", quindi come alterità del ciò che è.

Insomma, quasi quasi ci siamo!

Riprendo alla prossima il tema della caverna, mi interessa perchè ne ho fatto un post assieme ad Enser dove le parole hanno osato affrontando il problema del se è meglio restare chiusi nella caverna o uscirne per farsi acceccare (mi viene in mente la Marchesini!) dalla luce del sole.

Ciao! :wub:

CITAZIONE
La caverna sta al mondo esterno (i fiori,gli alberi.) così come nella realtà il mondo esterno sta al mondo delle idee[..] si vuole illustrare la differenza di vita nel mondo sensibile rispetto a quella nel mondo intellegibile.Noi siamo come questi uomini nella caverna,costretti a fissare lo sguardo sul fondo,che svolge la funzioni di schermo[..]la luce del fuoco,meno potente di quella solare,illumina e proietta questo mondo semi-vero.Gli uomini della caverna avranno un sapere basato su immagini e passeranno il tempo a misurarsi a chi è più bravo nel cogliere le ombre riflesse[..]Curioso è che l'atto di voltarsi da parte degli uomini nella caverna venga espresso con la parola "convertirsi":è l'atto fondamentale per il cambiamento della propria prospettiva esistenziale

E' vero, molti di noi, la maggioranza vivono metaforicamente nella caverna.
L'uomo conosce attraverso varie fasi, e l'epifania è il punto d'arrivo di queste induzioni alla conoscenza.
La luce riflessa, le ombre dei figuranti, la vera luce esterna, la possibilità di raggiungerla, il timore di farlo, tutto si raggruppa e si dipana in una sola percezione.
Gli uomini non si ingannano mai del tutto, scelgono quale parte del percepire accettare, meccanismo immenso.
Le cose manifeste si suddividono, "una sull'altra gareggiano, chi vince determina tutto." Cosa scegliamo come risposta al percepito? L'istinto che ci spinge all'azione o alla non azione fa parte della nostra indole.
Qualità associata all'essenza. L'essenza è l'anima della cosa, la qualità è diversificata. Quindi la stessa essenza può diversificarsi, e gli aggettivi si sprecano.

Ciao, finalmente ho parlato con te del nostro cercare il sole e non il buio (quello del pensiero naturalmente!), ma anche, io credo, della nostra voglia di capacità di girare la testa solo in senso filosofico perchè la realtà è vitale ed i sogni sono belli solo se li viviamo a livello di sogni.

continua....

Edited by perla lunare - 4/5/2023, 09:17
 
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view post Posted on 3/5/2023, 13:41
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Continuo con un altro mito di platone"la nascita dell'amore"
Quello scritto in rosso riguarda i miei pensieri

I primi abitanti della terra erano androgeni, uomo-donna fusi insieme. Essendo troppo arroganti nei confronti degli deii, Zeus lanciando un fulmine li separò in 2 metà. Platone dice che l'amore è la ricerca della propria metà.
“Quando nacque Afrodite, gli dèi banchettarono e, tra gli altri, c’era anche il figlio di Metis (Perspicacia), Poros (Espediente). Dopo che ebbero cenato, arrivò per mendicare, essendoci appunto un gran banchetto, Penia (Povertà) e se ne stava vicino alla porta. Poros, ubriaco di nettare – il vino, infatti, non esisteva ancora – penetrato nel giardino di Zeus, appesantito dal bere si addormentò. Penia, allora, architettando, per la mancanza di risorse, di farsi fare un figlio da Poros, si sdraiò al suo fianco e restò incinta di Amore. È per questo che Amore divenne seguace e servitore di Afrodite, perché fu generato nelle feste della sua nascita. E per questo anche è per natura amante del bello, perché anche Afrodite è bella.[..]”
(Platone, Simposio)

Eros, l’amore è la forza mediatrice tra sensibile e soprasensibile, forza che eleva dalla bellezza sensibile alla bellezza in sé, al tempo stesso Eros è la forza che eleva al Bene (per l’identità di Bello e Bene).

Eros non è bello, ma è desiderio di bellezza, perciò non è un Dio, ma neppure un uomo, Eros è un demone, cioè uno di quegli esseri che trasmettono agli dei i desideri umani e agli uomini i voleri divini, colmano il vuoto tra i due mondi (Simposio).

È figlio di Penia e di Poros, dunque è povero e pieno di espedienti ed è filosofo perché non essendo Dio non ha la sapienza, ma non essendo uomo non è ignorante, aspira al sapere.

Così amore è desiderio del Bene, del Bello, ma anche della Sapienza, della Felicità, dell’Immortalità, dell’Assoluto.

Nella scala dell’Eros si parte dall’amore fisico come desiderio di possedere un corpo bello per generare nel bello un altro corpo (immortalità nella generazione), poi vi sono gli amanti fecondi nelle anime, poi gli a manti delle scienze e delle leggi, infine vi è la visione del Bello.

"Questo mito è molto bello e riconduce come tutti gli altri miti alla ricerca del sé, inteso in senso universale (il Tutto) Non ricerchiamo forse nell’amore qualcosa che trascenda da tutto, che penetri in noi, che ci ubriachi di desiderio dell’altro per far emergere il lato più nascosto ed anche il migliore di noi stessi?”
Così amore è desiderio del Bene, del Bello, ma anche della Sapienza, della Felicità, dell’Immortalità, dell’Assoluto”Platone
Una persona innamorata la vediamo diversa, i suoi occhi brillano di più, la sua pelle diventa più luminosa, tutto il suo corpo irradia intorno un alone che avvertiamo.
“Così l’amore è nostalgia dell’assoluto, tensione verso il trascendente, desiderio di tornare tra gli Dei.Platone simposio
Il miracolo si compie quando avviene l’incontro , e su quel piano le anime si toccano, si percepiscono ‘a volte senza la coscienza di ciò che sta avvenendo!
Gli amanti che passano la vita insieme non sanno dire che cosa vogliono l' uno dall' altro.Non si può certo credere che siano solo i piaceri fisici la causa della gioia immensa che provano nella reciproca convivenza.E' chiaro che l' anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace a dire e perciò la esprime con vaghi presagi(192 c-d).

domanda di sissi? che cosa sono i "vaghi presagi?"

SUL MITO DELLA CAVERNA:

Su questo mito non mi dilungherò... avete già espresso voi quello che è anche il mio pensiero.
Vorrei solo fare una precisazione, toccare un aspetto un po' più a fondo di quanto non abbiate già fatto.

Platone presenta il mito per evidenziare l'opposizione apparire/reale e quindi mondo sensibile/idee, ma il suo valore non cade con la teoria delle idee. Nel presentare la sua dottrina, Aristocle pone un problema fondamentale in filosofia, anzi io credo IL PROBLEMA FONDAMENTALE, che verrà poi continuato in più sfumature da filosofi più recenti come Cartesio o Berkeley e Kant.
Questo problema è "Dov'è la verità? E' qui davanti a me, o quel che vedo (l'immediato) è solo illusione?".

La forza di questo racconto sta nell' Universalità del problema che pone! Non c'è filosofia che possa evitare questo problema: non igreci, non la patristica e la scolastica, non il sensismo/empirismo, non il razionalismo, non il criticismo, non la scienza.

Il Dubbio è lo spirito della filosofia e qui Platone lo ha chiarito una volte per tutte.

Guerzo

P.S. : Tornerò a scrivere qualcosa sul Simposio^^

sissi
Grazie della bella risposta, non può farci che piacere se tornerai a chiarirci il significato del Simposio. Per noi è tutta manna perchè amiamo la filosofia più di ogni altro argomento, in quanto ci porta dentro agli altri argomenti con pensieri pronti ad accoglierli da una base predisposta a valutarli sia con più chiarezza, ma anche con più serenità.
perla
Guerzo, ho trovato sul mio pc questo scritto datato 11 giugno, ma non so dove l'ho copiato.
Mi sembra interessante, e anche piacevole come lettura,lo posto.

11 giugno
Pensiero
La ricerca di una attimo di pace è inutile, non perchè la pace non esista, ma perchè è così noiosa che le difficoltà diventano necessità inconsce.
Inconsce. Perchè? Perchè altrimenti la ricerca di qualcosa da cui fuggire, da cui salvarsi sarebbe inutile... non che sia utile comunque. E' educativo, anche gratificante, ma utile mai... Il meccanismo si rompe quando l'inconscio diventa conscio. Come succede? Quando succede? Esattamente nell'attimo nel quale si è più indifesi da se stessi, ovvero quando non abbiamo null'altro da fare che pensare... Eppure è giusto continuare questo circolo vizioso nell'ignoranza? o è meglio svegliarsi, uscire dalla caverna delle ombre per vedere il mondo reale?Uomo, se esci non tentare di tornare mai più, ti uccideranno, non svegliare i dormienti, ti uccideranno, non tentare di togliere loro le catene per condurli fuori, ti uccideranno.
Sei uscito? No, non ancora, pensaci un attimo... sentiresti la mancanza della caverna? saresti solo! vorresti tornare indietro? Perchè lo sai, nessuno si ricorderebbe di te, ma tu ti ricorderesti di loro, saresti triste perchè loro stanno ancora dormendo, perchè si perdono il giorno, perchè si perdono la vita, perchè sono come morti.
Se ti sveglierai ti sentirai piccolo, inutile, insicuro, così tanto che non saprai neanche se è vero che sei uscito o se è ancora tutto un sogno.
Da parte mia posso solo dirti che io non ho idea di chi sono e quale sia la mia condizione, so solo che preferisco mille volte sentirmi piccola ma poter decidere di sognare che sentirmi grande e vivere nella morte, senza poter cambiare le cose. Sarai solo, all'inizio, ma prima o poi incontrerai qualcun'altro, qualcuno come te, un bambino, un vecchio, uno streniero in terra straniera, qualcuno che non sospetteresti mai di avere affianco, che ti vorrà bene semplicemente. E non sarai mai solo.
Potrei essere io? Non penso, io non so chi tu sia, ma anche tu, amico mio, non sai chi sono, perchè ciò che vedi altro non è l'idea che tu hai di me, e l'idea si basa su singoli episodi. La conoscenza, a parer mio, si basa sull'entrare a contatto con i sensi, con la mente... e più contatto c'è , più l'immagine che tu hai di me potrà assomigliarmi, ma solo io posso conoscere il mio io,e credimi, non ti immagineresti mai chi sono veramente.
Però vorrei essere io. Perchè il legame che ci unirebbe sarebbe una nuova difficoltà, e che tu sia un ragazzo, una ragazza, un adulto, un' adulta, non importa, perchè parlare sarebbe comunque difficile e bellissimo.
Appena i tuoi occhi si saranno abituati alla luce ed avrai sedato le tue paure e i tuoi pregiudizi io sarò quì.

Lo stile sembra quello di Nietzsche XD

Però non è lui..... non lo riconosco nelle posiioni prese nel brano...

Comunque molto bello!

Domani (o comunque al più presto) verrò per postare le mie riflessioni sul Simposio.

Guerzo

Grazie, ciao!

Chissà dove l'ho preso, non mi sembra possa essere di un utente, svolge il tema della volontà e del piacere del conoscersi in chiave poetica. A volte le persone ci fanno passare, a causa di un particolare dialogo con la parte sensibile più esposta, momenti molto piacevoli. Sono sensazioni belle da vivere, capitano a tutti. Ma sono sempre di passaggio, pur se a volte ritornano.

Rieccomi come promesso per parlare del Simposio o, più che altro, del tema principale che tratta: l'amore.

Domenica 20 settebre 2009 ho assistito al festival della filosofia a Modena.
Il tema di quest'anno è stato "la Comunità".
Voglio parlare con voi di quello che ha detto il noto professor Umberto Galimberti circa "l' Erotica".
Inutile dire che Galimberti ha catturato l'attenzione del pubblico (piazza Grande era stracolma di gente di ogni età) per circa 1 ora e mezzadimostrando (non che ce ne fosse bisogno) di avere una grandissima cultura su questi argomenti.

Purtroppo non sono riuscito a trovare da nessuna parte un video di quella conferenza (eppure di telecamere ce n'erano!! XD ), perciò vi dovrete accontentare di quel che riporterò (sperando di aver capito e interpretato in maniera corretta).

Mi perdonerete se non vi presento un testo organico, ma vi scrivo gli appunti (e miei minicommenti) che sono riuscito ad annotare... perciò saranno un po' frammentari.
---------------------------------------
_ Amore come "mancanza/penìa" e collegamento tra la parte divina dentro di noi (inconscio/follia) e la ragione (che ci serve per la convivenza e la comunità).
In questa inerpretazione si ritrovano in fin dei conti le posizioni assunte da Platone nel Simposio: Eros non è nè un dio nè uomo, è un demone che collega dèi e uomini.

_Nella mitologia omerica Eros è un dio (dell'amore ovviamente) nato da Afrodite (sessualità) e Ares (guerra), in Platone il mito viene cambiato e Eros viene "declassato" a demone nato da Penìa, la "mancanza". Se prima l'amore veniva inteso passione sfrenata ora è qualcosa che in un qualche modo mette in collegamento l'amante con l'amato.
Io penso che questo cambiamento vada bene a configurarsi nell'inerpretazione galimbertiana: lui parla di amore come collegamento tra ragione e divino/follia e questa concezione dell'amore nasce proprio con Platone mentre le prime civiltà umane si stanno dando delle leggi da rispettare (ovvero dei "paletti" con cui tenere a bada il proprio incoscio). Cioè l'amore viene declassato a demone con la comparsa della civiltà (e quindi della ragione come auto-controllo), mentre prima non ce n'era bisogno di questo collegamento razionale-divino, perchè l'uomo non aveva ancora l'autocontrollo: era ancora in uno stato molto primitivo, "brado" (diremmo noi) e quindi la parte folle in noi (che Galimberti identifica con quella divina) era già tutta data.

_Tramite l'amore per l'altro (che è uscita da sè solo presupponendo l'individualismo, quindi la concezione cristiana), io mi metto in gioco e "genero" una parte del mio Io che prima non c'era. Infatti amore è amore per ciò che si crea.

_Se è vero che l'amore è desiderio (come detto prima e come è scritto nel Simposio), allora viziare i bambini è una "vera e propria violenza" [il virgolettato l'ho aggiunto io].
Così facendo, infatti, si toglie al bambino il desiderio del giocattolo, o il desiderio di fare questo o quell'altra cosa, e quindi gli si TOGLIE L'AMORE.

Guerzo

Riprendo il mito della caverna con questo bellissimo post di Enser

Platone, il mito della caverna--- da Enser
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Ciao Dodi, scusa il ritardo nella risposta,
proseguo nel discorso e continuo a parlare del tema fondamentale della caverna platonica, cioè dell’inganno che è insito nelle nostre percezioni sensoriali, a causa del quale noi esseri umani di norma non sfruttiamo alcune importanti facoltà “cognitive” che, almeno in teoria, secondo Platone, potremmo attivare.
Se riuscissimo a farlo, compiremmo in questo modo un passo rilevante nella evoluzione umana. Io penso infatti che Platone, ed altri (pochi) come lui, rappresenti uno degli apici di questa evoluzione, che procede verso la “consapevolezza” dei processi con i quali noi conosciamo la realtà.
Platone non è certo il solo ad occuparsi di questo “inganno”: la sua particolarità semmai è che lui lo fa da un punto di vista “laico”, mentre in genere questo tema (ad esempio quello ben noto del “velo di maya” di cui parla anche Schopenhauer) è connesso a temi di tipo strettamente religioso.
Dicevo di Eraclito: ti trascrivo per primo l’antefatto, cioè un frammento di Aristotele, tratto da “La sapienza greca – vol. III – Eraclito” a cura di Giorgio Colli (Adelphi, p.175):
<<….Omero interrogò l’oracolo per sapere chi fossero i suoi genitori e quale la sua patria e il dio così rispose: “L’isola di Io è patria di tua madre ed essa ti accoglierà morto; ma tu guardati dall’enigma di giovani uomini”. Non molto dopo … giunse a Io. Qui, seduto su uno scoglio, vide dei pescatori che si avvicinavano alla spiaggia e chiese loro se avevano qualcosa. Quelli, poiché non avevano pescato nulla, ma si spidocchiavano per la mancanza di pesca dissero: “Quanto abbiamo preso l’abbiamo lasciato, quanto non abbiamo preso lo portiamo”, alludendo con un enigma al fatto che i pidocchi che avevano preso li avevano uccisi e lasciati cadere, e quelli che non avevano preso li portavano nelle vesti. Omero, non essendo capace di risolvere l’enigma, morì per lo scoramento >>.
Il frammento di Eraclito riprende il racconto dell’enigma rivolto a Omero, e lo fa per dire che tutti gli esseri umani, che Platone poi rappresenta legati in fondo alla caverna, sono ingannati in modo simile a come lo fu lui.
E cioè, come ? Ecco il frammento (Op. cit., 14 [A 24], p.39)
“Rispetto alla conoscenza delle cose manifeste gli uomini vengono ingannati similmente ad Omero, che fu più sapiente di tutti quanti i Greci. Lo ingannarono infatti quei ragazzi che schiacciavano pidocchi, quando gli dissero: << Tutto quello che abbiamo visto e preso, lo lasciamo; tutto quello che non abbiamo visto né preso, lo portiamo >> “.
Dunque perché Omero è caduto in inganno e in che senso il suo inganno è quello di tutti noi ? La soluzione non è affatto scontata, tant’è che lo stesso Colli, commentando il brano, accenna a temi quali “.. ciò che condanna è il trasformare l’apprensione sensoriale in qualcosa di stabile, esistente fuori di noi.”(p.176) e “.. la rivendicazione mistica di una preminenza dell’interiorità rispetto alla illusoria corposità del mondo esterno” (p.177), ma a mio parere questi temi, che trovo pertinenti, non sono da lui collegati strettamente al testo del frammento.
E quindi provo a farlo io: Omero, quando chiede com’è andata la pesca, sta pensando ai pesci, e i pesci si trovano in mare, ben lontani da noi... e qui sta il punto: è perché i pesci vivono all’esterno rispetto a noi che, se si pensa a loro come è indotto a fare Omero, la risposta dei marinai è un controsenso. Sarebbe illogico dire: “tutti i pesci che non abbiamo visto ne’ preso li portiamo con noi”, mentre è sensato dirlo dei pidocchi, perché si trovano già su di noi, non all’esterno. Questa è la ragione dell’inganno: Omero era indotto a pensare erroneamente ai pesci, cioè a qualcosa di esterno, anziché di interno.
Allora, in che senso “gli uomini vengono ingannati similmente ad Omero” nella conoscenza della realtà ?
Che ne pensi ?

CONTINUA

sissi


proverò a rispondere:Gli uomini vengono ingannati nella conoscenza della realtà perchè il loro punto di vista è proiettato verso l'esterno cioè fuori dal sè( per ricongiungermi al discorso dell'inganno di Omero) .Finchè la conoscenza del reale avviene all'esterno può trarci in inganno e falsificare le cose. L'uomo ,secondo me , sta dentro l'inganno, perchè non riesce a vivere una realtà esterna vera non avendo sviluppato all'interno di se stesso delle coordinate guida che gli permettano di muoversi percependo il vero e anche il falso: è importante secondo me capire "l'importanza del falso "che poi ci fa vivere l'inganno, ma l'inganno va vissuto per una sorta d'iniziazione alla percezione del vero che poi platone identifica con la luce ,se ricordo bene, non quella che acceca ma che rende luminosità alle cose.ciao!

perla

E' forte la filosofia, non c'è materia di studio più bella. Non è perfetta, l'unica perfetta è la matematica, e a me piace perchè dopo che hai appurato che due più due fa quattro sei a posto, soddisfatto.
Però la filosofia apre le porte alla confutabilità sia dentro il nostro pensiero che, ed è molto più importante, nel rapporto di incontro col pensiero altrui perchè vivere solo del nostro pensiero sarebbe una chiusura che non libera. Abbiamo bisogno degli altri!!!

Ciao!!!

La caverna è sicura, confortante, ma la vita è fuori di lei!!

Per cambiare, sempre su Platone del quale abbiamo capito il mito della caverna. Caverna che è in noi se non giriamo la testa per guardare oltre noi una realtà circostante e vederla con gli occhi del pensiero.

Per Platone:
La teoria dello Stato

Per GIUSTIZIA si intende in generale ciò che è congruo, proporzionato, esatto (e in questo senso riteniamo "giusta" una previsione o un'operazione matematica). Nel senso più stretto e filosofico del termine, per giustizia si intende l'ordine o la proporzione esistente nei rapporti interumani. Conformemente alla loro predilezione per i concetti di misura e di armonia, i greci diedero una grande importanza a tale nozione. Anassimandro vide in essa una caratteristica dell'universo stesso. I pitagorici l'assimilarono al numero quadrato, ossia all'uguale moltiplicato per l'uguale. I sofisti la interpretarono come una norma umana convenzionale che presiede allo svolgimento ordinato della vita associata (Protagora), oppure, più crudemente, come l'utile del più forte (Trasimaco, Crizia). Platone tornando a dare un significato oggettivo all'idea di giustizia vide in essa non una virtù particolare (ad es. - rendere a ciascuno ciò che gli è dovuto - recare bene agli amici, male ai nemici ecc), ma una virtù universale che sta alla base dell'equilibrato attuarsi di tutte le altre virtù. Infatti secondo il punto di vista platonico la giustizia intesa come - attuazione del proprio compito - ossia come quella situazione in cui ogni parte dell'anima ed ogni classe sociale attende alla sua mansione specifica ed ha ciò che gli spetta - rappresenta la condizione indispensabile del vivere insieme ed il presupposto di qualsiasi attività umana (compresa quella di una banda di briganti).
Dal punto di vista politico concreto si risolve in un tipo di Società gerarchica basata sui ruoli fissi e nettamente differenziati. Detto altrimenti, lo Stato giusto è nient'altro che la trascrizione, in chiave politica, dell'armonia e dell'ordine del Tutto. (Caratteristica metafisica dell'essere in generale (sia delle idee sia del cosmo fisico)

perla

Bellissima disquisizione di Platone

“Questo solo posso dire sul conto di tutti quelli che hanno scritto o scriveranno affermando di conoscere ciò che è l’oggetto del mio studio, sia per averlo appreso da me o da altri, sia per averlo scoperto essi stessi : che non è possibile, almeno secondo la mia opinione, che abbiano capito alcunchè in questa materia.
Su ciò non esiste, né mai ci sarà, alcun mio trattato.
Perché questa disciplina non è assolutamente, come le altre, comunicabile, ma dopo molte discussioni su questi problemi e dopo una lunga convivenza, improvvisamente, come luce che si accende da una scintilla, essa nasce nell’anima, e in seguito alimenta sè stessa.
Tuttavia, io so che, se queste cose dovessero essere scritte o dette, lo sarebbero nel modo migliore da me, e so anche che mi farebbe molto soffrire il constatare che sono state scritte male.
Se ritenessi che fosse opportuno metterle per iscritto e comunicarle a tutti in modo adeguato, che cosa avrei potuto fare di più bello nella mia vita, che mettere per iscritto una dottrina salutare per gli uomini, e portare alla luce per tutti la natura delle cose ?
Ma io non ritengo che una disquisizione, come si dice, su questi argomenti possa essere un bene per gli uomini, se non per quei pochi che sono capaci, dopo poche indicazioni, di trovare da soli la verità: degli altri, alcuni si gonfierebbero di un ingiustificato disprezzo, ciò che non è bene, altri di una vuota e superba fiducia, come se avessero appreso qualcosa di sublime.”
(Platone, VII Lettera, 341 c-e)

Sissi, bellissimo post, quante cose belle mi ha permesso di fare!
misologia

FILOSOFIA In Platone, sfiducia e avversione per l'arte del ragionamento

Platone

Se non avessimo mai veduto le stelle, e il sole, e il cielo, nessuna delle parole che abbiamo detto sull'universo sarebbe stata mai pronunciata. Ma ora la visione del giorno e della notte, e dei mesi e dell'evolvere degli anni, ha creato il numero, e ci ha dato una concezione del tempo e il potere di indagare sulla natura dell'universo; e da questa sorgente abbiamo tratto la filosofia, di cui un bene maggiore non fu e non sarà mai donato dagli dei all'uomo mortale.

Bellissima riflessione di Diego

 
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view post Posted on 3/5/2023, 19:23
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rileggere è cogliere sempre nuovi aspetti " che ci ricollegano agli aspetti più sconosciuti.grazie perla
 
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view post Posted on 3/5/2023, 19:28
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E' molto lungo sissi, lo sistemerò, ci tengo.
 
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view post Posted on 11/5/2023, 11:40
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La filosofia Platonica mentovata in alcuni scritti Gnostici rinvenuti a Nag Hammadi


ciao a tutti , ringrazio in anticipo per lo spazio dedicato, per il forum, per la pazienza e per eventuali approfondimenti che saranno per me frutto e fonte di Conoscenza.

di Romano III
In questo periodo, grazie al contributo letterario di alcuni studiosi, sto esaminando un manoscritto ( Apocalisse di Adam ) di dottrina gnostica che fu rinvenuto a Nag Hammadi e precisamente il Codex NH V,5 datato intorno al 70-100 d.Cristo e scritto in lingua copta antica (in pratica si tratta di un'evoluzione della lingua egizia geroglifica) ma che gli studiosi reputano sia stato redatto originalmente dal primo autore in Greco Antico per evidenti motivazioni.

Il primo motivo per cui gli studiosi sono di questa opinione riguarda l'utilizzo di alcuni vocaboli che il successivo copista ha lasciato in Greco antico e poi perché nella narrazione sono mentovati episodi che riportano sia alla mitologia greca che alla filosofia di Platone ed è di quest'ultima attinenza al testo in esame di cui vorrei discutere con voi.
Ma anche l'argomento inerente alla mitologia Greca non è male ( se volete possiamo parlare anche di questo argomento :) ).

Sempre senza impegno e quando ne avete il tempo e la voglia.

Il manoscritto inizia appunto con la rivelazione segreta che Adamo fece in punto di morte a suo Figlio Seth nel suo settecentesimo anno di vita.

Un'altra attinenza al "mondo Greco" è dettata dal fatto che l'autore utilizza la Bibbia greca dei Settanta la quale narra che Adamo visse settecento anni mentre per la Bibbia Ebraica ne visse ottocento.

Secondo il manoscritto Adamo e Eva pur essendo stati plasmati nella loro duplicità sono "contenuti" in un unico involucro di materia (l'involucro è il termine che sovente è utilizzato dalla letteratura Gnostica per indicare il corpo materiale) ma sono anche intrisi di un'essenza spirituale elevata ( scintilla Divina) tipica appunto dell'uomo gnostico.

Sia Adamo che Eva sono entrambi costituiti da un solo involucro carnale cioè sono entrambi contenuti in un solo corpo.

La prima creatura chiamata Adamas ( Adamo ed Eva) fu così Androgina: uomo e donna in un solo "involucro" carnale.

L'interpretazione dottrinale della Genesi a cui il testo si collega viene pertanto stravolta:

Genesi 1,27
Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.


L' Adamas androgino sarà poi scisso in due creature distinte dal loro dio creatore ( Demiurgo) quando commetterà quello che per il Cristianesimo ortodosso è il peccato originale che, in questo testo, non è visto come un male perché la Conoscenza che deriva dal frutto dell'albero per gli Gnostici è un evento positivo che conduce ad un'elevazione spirituale.

Il testo tradotto dal copto antico dice appunto che

"""Quando Dio mi plasmò dalla terra insieme con Eva, tua madre, io camminavo con lei in una gloria che ella aveva visto dall'Eone nel quale eravamo usciti.""""""

Adamo ed Eva erano quindi in una sola gloria cioè coesistevano in un corpo solo, il corpo dell'Adams Androgino.

Dopo alcuni versetti il testo prosegue con:

"""Allora dio, l'arconte degli eoni e delle potenze, in collera ci divise.""""

Se prima queste due nature coesistevano in un unico corpo Androgino e bisessuale ora sono distinte in uomo e donna.

Ma dal manoscritto si evince che il castigo ancor più grande non è costituito dalla scissione delle due anime, ma dalla perdita dello Spirito che era presente nell'essere Androgino primordiale.


La divisione dei corpi ha quindi provocato inevitabilmente la perdita della Conoscenza, quella scintilla divina acquisita mediante il frutto dell'albero proibito.

Anche nel Vangelo Gnostico di Filippo, un altro manoscritto Gnostico di epoca più recente, riscontriamo dei versetti confacenti al nostro codice:

71.) Quando Eva era in Adamo, non esisteva la morte. Ma dopo che essa si fu separata, la morte è sopravvenuta. Se essa entra di nuovo in lui, e se egli la riprende in se stesso, non esisterà più la morte.

A questo punto i riferimenti a Platone nel Simposio sono palesi:

Se nel caso del manoscritto Gnostico l'essere Androgino fu diviso dal loro dio creatore ( il termine esatto è Demiurgo ) a causa di un'acquisizione della Conoscenza che conduce a un'elevazione Spirituale, nel mito descritto da Platone la completezza autosufficiente rese gli umani così arroganti da immaginare di dare la scalata all'Olimpo.
Sicché Zeus separò le creature in due metà, riducendo gli androgini a solo maschio e solo femmina.

E da questo punto che vi chiedo consigli, suggerimenti, osservazioni :

1) la prima attinenza che ho riscontrato tra il manoscritto e il mito narrato nel Simposio è dovuta alla menzione dell'Essere Androgino ( ἀνδρόγυνος, “uomo-donna”) che in entrambi i casi possiede due nature sia quella maschile che quella femminile coesistenti in un solo corpo.

2) la seconda riguarda l'elevazione spirituale che è presente in entrambi i casi, ovvero se nel manoscritto Gnostico l'Androgino disubbidisce al creatore e la parte femminile attraverso l'albero proibito della Conoscenza conduce l'essere ad un'elevazione Spirituale, nel secondo caso è invece l'essere nella sua completezza a voler elevarsi sino all'Olimpo.


3) Avviene in tutti e due i casi la scissione dell'essere Androgino in maschio e femmina e , tramite questa divisione, se nel manoscritto vi è la perdita della scintilla Divina cioè la perdita della Gnosi γνῶσις nel Simposio la divisione conduce sia a una perdita dell'insolenza ma anche a un'indebolimento scaturendo in essi la ricerca dell'intero e dell'amore.

4) divergenze: mentre nel codice l'essere Androgino dovrebbe ( il testo è criptico e di difficile interpretazione) presentare un corpo "usuale" salvo che per la doppiezza dell'animo e della sessualità, nel dialogo di Aristofane la forma degli uomini era circolare: quattro mani, quattro gambe, due volti su una sola testa, quattro orecchie, due organi genitali,ecc...


« Da tempo è dunque connaturato che negli uomini l'amore degli uni per gli altri che si fa conciliatore dell’antica natura e che tenta di fare un essere solo da due e di curare la natura umana. Ciascuno di noi dunque è come un contrassegno (σύμβολον) d'uomo, giacché è tagliato in due come sogliole, da uno diventa due. »
(Simposio 191c-d)

« Questo è il motivo per il quale la nostra natura antica era così e noi eravamo tutti interi: e il nome d'amore dunque è dato per il desiderio e l'aspirazione all'intero. »
(Simposio 192e)

Vorrei leggere delle vostre osservazioni, approfondire la questione filosofica con dei vostri chiarimenti, suggerimenti e perché no delle vostre osservazioni a quanto ho scritto anche uscendo dal contesto del manoscritto per aprire nuovi orizzonti di conoscenza.

grazie per la pazienza :)Adamo e Eva pur essendo stati plasmati nella loro duplicità sono "contenuti" in un unico involucro di materia (l'involucro è il termine che sovente è utilizzato dalla letteratura Gnostica per indicare il corpo materiale) ma sono anche intrisi di un'essenza spirituale elevata ( scintilla Divina) tipica appunto dell'uomo gnostico

da sissi.


è molto interessante , non ho fatto molte letture in proposito provo comunque non a fare osservazioni ma riflessioni. La completezza originale ,la duplicità che sembrava appartenere a questo involucro iniziale ,viene spezzata e quindi da qui la ricerca continua di una completezza che non abbiamo più, e se ho ben capito questo comporta anche la perdita della scintilla divina; ma la sete di conoscenza spinge l'essere a cogliere i frutti dell'albero proibito .,la caduta è inevitabile perchè c'è la scissione ma anche un'elevazione a ricreare quello che all'inizio ci apparteneva.ma perchè se la materia "originale " era completa di tutto si è spinta oltre per conoscere ,ciò che già avrebbe dovuto possedere, perchè se l'armonia già regnava c'era sete di nuove conoscenze? Allora forse L'essere non era circolare e quindi non c'era sempre un ritorno . scusa se ho trattato l'argomento in maniera molto empirica e personale
 
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2/3/2014, 13:00
sogno e penso (da sissi)

Adamo e Eva pur essendo stati plasmati nella loro duplicità sono "contenuti" in un unico involucro di materia (l'involucro è il termine che sovente è utilizzato dalla letteratura Gnostica per indicare il corpo materiale) ma sono anche intrisi di un'essenza spirituale elevata ( scintilla Divina) tipica appunto dell'uomo gnostico.

è molto interessante , non ho fatto molte letture in proposito provo comunque non a fare osservazioni ma riflessioni. La completezza originale ,la duplicità che sembrava appartenere a questo involucro iniziale ,viene spezzata e quindi da qui la ricerca continua di una completezza che non abbiamo più, e se ho ben capito questo comporta anche la perdita della scintilla divina; ma la sete di conoscenza spinge l'essere a cogliere i frutti dell'albero proibito .,la caduta è inevitabile perchè c'è la scissione ma anche un'elevazione a ricreare quello che all'inizio ci apparteneva.ma perchè se la materia "originale " era completa di tutto si è spinta oltre per conoscere ,ciò che già avrebbe dovuto possedere, perchè se l'armonia già regnava c'era sete di nuove conoscenze? Allora forse L'essere non era circolare e quindi non c'era sempre un ritorno . scusa se ho trattato l'argomento in maniera molto empirica e personale .


Romano III

CITAZIONE (sissi2000 @ 2/3/2014, 12:00)
Adamo e Eva pur essendo stati plasmati nella loro duplicità sono "contenuti" in un unico involucro di materia (l'involucro è il termine che sovente è utilizzato dalla letteratura Gnostica per indicare il corpo materiale) ma sono anche intrisi di un'essenza spirituale elevata ( scintilla Divina) tipica appunto dell'uomo gnostico.

Ciao Sissi innanzitutto grazie per avermi risposto :)

L'osservazione che hai posto è molto interessante

Provo a risponderti secondo la dottrina gnostica e in particolare quella riferita al codice in oggetto:


E' interessante sapere che, a differenza dei Cristiani , gli gnostici si servivano spesso di un linguaggio esoterico utilizzando una dottrina criptica e una simbologia molto complessa.
La loro Conoscenza era appunto nascosta, celata agli occhi dei non Gnostici.

In generale, ma molto superficialmente, per gli gnostici esistono due divinità e due mondi differenti.

Il mondo in cui noi viviamo è il mondo della materia che, secondo la Gnosi, è il mondo inferiore dominato dal demiurgo che sovente è identificato nei testi come il Dio del Vecchio Testamento che per loro è malvagio.

Poi esiste un mondo superiore, che è il mondo della perfezione, dello Spirito ( pneuma) su cui regna il Vero Dio buono.

Questo Dio è l'Uno primordiale cioè il Dio da cui tutto ha avuto origine.

Secondo gli Gnostici dal Dio Spirituale è stato creato il Pleroma cioè il mondo dello Spirito in cui giacciono altre entità divine chiamate Eoni tra cui una chiamata Sophia o Sapienza.

Il mondo inferiore, quello in cui domina il demiurgo , è un mondo soggetto alla corruttibilità, alla sofferenza, al dolore e alla morte.
Il demiurgo in quasi tutti i testi gnostici viene descritto quindi come un dio seppur immortale ma malvagio e crudele e in alcuni manoscritti si legge che sia nato dall'incrocio di un Eone errante: La Sapienza o Sophia e la materia che aleggiava al di fuori del Pleroma.

Secondo Ireneo questa Sophia o Sapienza era un Eone buono ma fu spinta da bramosia per voler conoscere il Dio buono e questa bramosia la condusse in errore , cadendo in disgrazia.

Ireneo - Contro le eresie I 2,2,
l'errore (la caduta) di Sophia

Questa passione ( gli Gnostici ) dicono, consisteva nella ricerca del Padre: infatti Sophia voleva , come essi dicono, comprendere la grandezza di questo Padre.


Quando il demiurgo creò il mondo materiale e plasmò l'uomo , Sophia cercò di infondere la Sua scintilla divina nella materia con lo scopo di salvare il mondo ma il demiurgo intrappolò la scintilla divina all'interno dell'uomo.

L'uomo è quindi intrappolato nella materia, nella sua dualità spirituale in quanto possiede una scintilla divina ( Pneuma) costituita da un'anima immortale che è rinchiusa in un corpo materiale e corruttibile che è stato creato dal demiurgo ( vedi Genesi, plasmato dal fango).

In pratica lo spirito di questo essere androgino costituito da Adamo ed Eva fu intrappolato in un involucro di materia dal demiurgo ed è per questo motivo che l'essere quando si nutrì della conoscenza dell'albero proibito riscoprì la consapevolezza di essere parte di un mondo Spirituale e non solo materiale.


Così il dio della materia, geloso della Conoscenza acquisita, divise l'Adam in due con la conseguenza che Adamo ed Eva, una volta scissi, persero la loro scintilla divina.

Platone e la caverna, rispolveriamolo aiutati da Diego

CITAZIONE
e non si direbbe di lui che dalla sua ascesa torna con gli occhi rovinati e che non vale neppure la pena di tentare di andar su? E chi prendesse a sciogliere e a condurre su quei prigionieri, forse che non l’ucciderebbero, se potessero averlo tra le mani e ammazzarlo? Platone - Repubblica 517

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ti ringrazio Romano III ,adeso ho più chiaro il tutto. grazie anche a te perla.


@Romano

CITAZIONE
Quando il demiurgo creò il mondo materiale e plasmò l'uomo , Sophia cercò di infondere la Sua scintilla divina nella materia con lo scopo di salvare il mondo ma il demiurgo intrappolò la scintilla divina all'interno dell'uomo.

L'uomo è quindi intrappolato nella materia, nella sua dualità spirituale in quanto possiede una scintilla divina ( Pneuma) costituita da un'anima immortale che è rinchiusa in un corpo materiale e corruttibile che è stato creato dal demiurgo ( vedi Genesi, plasmato dal fango).

In pratica lo spirito di questo essere androgino costituito da Adamo ed Eva fu intrappolato in un involucro di materia dal demiurgo ed è per questo motivo che l'essere quando si nutrì della conoscenza dell'albero proibito riscoprì la consapevolezza di essere parte di un mondo Spirituale e non solo materiale.

Così il dio della materia, geloso della Conoscenza acquisita, divise l'Adam in due con la conseguenza che Adamo ed Eva, una volta scissi, persero la loro scintilla divina.

Lo spirito e la materia ci appartengono. La scintilla divina della conoscenza ci appartiene, comunque.
Il dio della materia fu forse il Satana che invitò Eva a disobbedire al demiurgo. Se la materia possedesse la scintilla divina a lei destinata noi saremmo nel paradiso, e senza conoscenza saremmo forse più felici.
Ciao Romano
 
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view post Posted on 17/4/2024, 21:49
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da mauro il 5/8/2014

CITAZIONE
Naturalmente (non c'è certo bisogno che io lo dica), Platone è uno dei più importanti pensatori di ogni tempo.
E' superfluo dire di essere d'accordo o di essere in disaccordo con lui. Egli è stato, è e sarà sempre un termine di paragone fondamentale per chiunque voglia veramente interessarsi all'umano pensiero.
Detto doverosamente questo, vorrei spendere qualche (o più...) parola sul pensiero di Platone visto da un punto di vista critico, cioè il punto di vista di quello che, per me, per il mio personale sentire (e solo per quello), è il filosofo più grande di tutti: Kant.
Trovo che il nucleo principale del pensiero di Platone sia la cosiddetta "teoria delle idee". Con essa, Platone tenta di conciliare la visione di Parmenide (che Platone, e pur "uccidendolo", definisce "maestro venerando e terribile") sull'immutabilità dell'"essere" con l'evidenza del "divenire".
Altro tema "caldo" del platonismo è appunto quello evidenziato dal "Mito della Caverna", in cui Platone conferma, in un certo qual modo, la visione di Parmenide secondo cui: "la ragione, non l'occhio, vede il vero".
Molto altro ci sarebbe da dire (naturalmente), ma almeno per il momento limitiamoci a questi due concetti.
Proprio nel dialogo intitolato a Parmenide, Platone distingue fra l'uso predicativo del verbo "essere" e l'uso esistenziale, in cui dire di un qualcosa che "è" significa affermarne la partecipazione all'"essere".
Questo secondo significato può essere assunto in due modi fondamentali. Il primo riguarda l'esistenza nel suo significato generale ed indeterminato (dice Aristotele: "l'essere si dice in molti modi...perfino che il non-essere è"). Ho l'impressione che questo sia il significato che gli attribuisce Sissi, quando parla del "nulla" come assenza o mancanza di qualcosa.
Il secondo modo fondamentale ci è suggerito dallo stesso Aristotele, quando completando la frase aggiunge: "ma uno solo è il suo significato primario e fondamentale". Si tratta allora di vedere se c'è questo significato primario e fondamentale...
Ecco, questo è il punto: nella "teoria delle idee" Platone ricrea l'"essere" parmenideo nell'eternità, nell' incorruttibilità delle idee. Più che di "parricidio", parlerei quandi di...ferimento grave (ma non mortale).
Questa mia (mia...si fa per dire) tesi sembrerebbe confermata da un passo del "Sofista" ("La battaglia dei giganti"), in cui Platone sostiene che gli dei, contro i giganti figli della terra, affermano l'incorporeità dell'essere e la sua appartenenza al mondo ideale.
Nel Mito della Caverna, Platone mi sembra discostarsi assai da Socrate (nel quale invece vedo notevole assonanza proprio con Kant). Se l'apice del pensiero socratico è quel "so di non sapere" cui giunge anche la "Critica della Ragion Pura", non è possibile che Platone sia in linea con Socrate. Perchè Platone afferma esplitamente di sapere. Diciamo piuttosto che il sapere è, per Platone, un qualcosa di riservato agli "aristos", agli "ottimi".
Da qui la sua concezione dell'"aristocrazia" come miglior forma di governo; una aristocrazia che coincide ("Repubblica") con il "governo dei filosofi" (non è l'aristocrazia come concetto venutosi a formare in seguito, e come noi lo interpretiamo).
Comunque, vi faccio i miei complimenti per la profondità dei concetti che avete espresso in quel post.
Ciao

> DODI LIDIA HA SCRITTO: per Enser
> vecchio post
>
> Bellissimo!
>
> "Come luce da una scintilla" e "come un ruscello
> in piena".
>
> "Riguardo alla conoscenza delle cose manifeste,
> gli uomini si ingannano come Omero….”
>
> L'uomo conosce attraverso varie fasi, e
> l'epifania è il punto d'arrivo di queste,
> induzioni alla conoscenza.
> La luce riflessa, le ombre dei figuranti, la vera
> luce esterna, la possibilità di raggiungerla, il
> timore di farlo, tutto si raggruppa e si dipana in
> una sola percezione.
>
> Gli uomini non si ingannano mai del tutto,
> scelgono quale parte del percepire accettare,
> meccanismo immenso.
>
> Le cose manifeste si suddividono, "una sull'altra
> gareggiano, chi vince determina tutto."
> Quest'ultima parte è presa da una poesia, ma è
> inerente alla nostra ricerca. Cosa scegliamo del
> percepito? Quello che ci spinge all'azione o alla
> non azione fa parte della nostra indole.
>
> Qualità contrapposta all'essenza. L'essenza è
> l'anima della cosa, la qualità è diversificata.
> Quindi la stessa essenza può diversificarsi, e gli
> aggettivi si sprecano.
>
> Mi sono divertita, se hai qualche altro spunto,
> io sono quì.
> Ciao!
>
>

CITAZIONE
Le cose manifeste si suddividono, "una sull'altra gareggiano, chi vince determina tutto."
Quest'ultima parte è presa da una poesia, ma è inerente alla nostra ricerca. Cosa scegliamo del percepito? Quello che ci spinge all'azione o alla non azione fa parte della nostra indole.

Chi vince, cosa si sceglie, è già insito in noi, sarebbe terribile se davvero si dovesse scegliere senza una base di fondo.


CITAZIONE

Il Tempo (Chronos) nacque assieme al Cielo, in maniera tale che Tempo e Cielo, generati assieme, assieme anche si dissolvano, se mai possa darsi per loro una dissoluzione. Nacque secondo il modello della natura (physis) eterna, in modo da essere simile ad essa quanto più è possibile, tenuto conto del fatto che l’essere del modello dura per tutta l’eternità (Aion), mentre il Cielo, per tutto il tutto il tempo e per sempre è stato, è e sarà.
Orbene, quando il Padre che l’aveva generato si rese conto che il Mondo, quale immagine generata degli dei eterni, si muoveva ed aveva vita, se ne compiacque e pieno di gioia pensò al modo di renderlo ancora più somigliante al suo Modello. Essendo quest’ultimo animato e vivente in eterno, così egli cercò, per quanto fosse in suo potere, di rendere tale anche il mondo. Ora, la natura del modello vivente si trovava ad essere eterna (aionios), ma non era possibile attribuire totalmente questa condizione a qualcosa che era stato generato. Perciò egli pensò di fare un’immagine in movimento dell’eternità (aion) e, nel dare così ordine al Cielo, dell’eternità (aion) che permane sempre nell’unità egli fa un’immagine eterna (aionios) che procede secondo il numero (arithmos), appunto ciò che abbiamo chiamato Tempo (Chronos) […]
L’era e il sarà sono forme generate del tempo, inconsapevolmente, riferiamo, a torto all’essenza eterna. Diciamo, infatti, che essa era, è e sarà, mentre solo l’ ‘è’ le si addice veramente e l’ ‘era’ e il ‘sarà’ devono essere dette di ciò che si genera e procede nel tempo (chronos) . Infatti non sono che movimenti , mentre ciò che è per sempre immobilmente nello stesso modo, col tempo, non diviene né più vecchio, né più giovane e né è divenuto, né diviene ora, né sarà nel futuro. Niente, insomma, gli si addice di tutto ciò che la generazione conferisce a ciò che si muove nell’orizzonte delle cose sensibili, ma queste non sono altro che forme del tempo, il quale imita l’eternità e si dispiega circolarmente secondo il numero.

tratto dal Timeo, Platone

Allora il tempo è fermo!!!!

Allora io sono una forma ferma nel tempo.
Allora non ero, sono, e non sarò mentre imito l'eternità.
Machiavellica affermazione perché ormai l'intelligenza appartiene solo al passato e i nostri pensatori pensano su basi senza certezze matematiche.

Ciao Platone, grande amico di Socrate!
E diciamola una verità accertata: sei anche lui, come mauro è Kant, io sono sissi e il mio amore è!.......

Se potremo andremo ancora avanti perchè vi dico la verità vera, per me ne vale la pena!
 
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