LA POESIA

» POLITICA » Scuola e lavoro, il mestiere dell'insegnante

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view post Posted on 27/1/2023, 14:29
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Fata livello 110
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» POLITICA » Scuola e lavoro

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Edited by perla lunare - 27/2/2023, 19:48
 
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La maestra elementare si chiama sissi.

L'insegnante è decisamente un lavoro difficile...

da Sondless: (studentessa)

purtroppo io ci sono proprio in mezzo... l'insegnante è un lavoro difficile, hai ragione, e spesso lo stesso fatto di aver frequentato un'università ad indirizzo non umanistico mette in diffilcotà li rapporto con i giovani, (premettendo il fatto che chi è portato per l'insegnamento non è influenzato da questo fatto).
Purtroppo è inevitabile ed esistono (avendo avuto modo di conoscerne tanti) professori che per quanto siano preparati non riescono a farsi capire.
Ma la responsabilità maggiore, a mio parere, ce l'hanno i ragazzi ai quali non interessa la spiegazione se non in momento di necessità (ovvero durante la richiesta disperata di aiuto all'amico il giorno prima del compito in classe).
Premettendo che il professore, soprattutto in una materia come la matematica, deve aver voglia e pazienza nello spiegare agli studenti, sono i ragazzi a dover capire che imparare non è un dovere gravoso ma una necessità dell'anima perchè nel 2009 la realtà allievo/Precettore" è inattuabile. Purtroppo.

CITAZIONE
imparare non è un dovere gravoso ma una necessità dell'anima perchè nel 2009 la realtà "allievo/Precettore" è inattuabile. Purtroppo.

PERLA:
Cioè, intendi dire che occorre imparare come necessità per sè stessi, a prescindere dal tipo di rapporto che si può creare col docente, che può essere anche inesistente.

Non è una malvagia intuizione la tua.
---------------------------------
ancora Soundless

Beh, si, alla fine è quello il punto.
Il ragazzo concepisce l'andare a scuola come un dovere, un peso gravoso.
Se il sistema fosse diverso (per allievo/precettore intendo un prof che si occupi dell'insegnamento dell'allievo non solo a livello di programma ministerale ma che lo porti ad approfondire ciò che più lo interessa, e mi rendo conto che sarebbe inattuabile per l'infinità di insegnanti richiesti e per il disinteresse dell'alunno odierno).
Bisogna aprire una piccola parentesi però (un altra?! XD...)
Io ho capito l'importanza di "seguir virtute e canoscenza" non avendo frequentato la scuola per un anno. Avrei potuto non capirlo.
Il profesore oggi ha l'arduo ed ingrato compito di far amare il sapere allo studente, cosa quanto mai sottovalutata.
Il rapporto con l'insegnante, quando si crea, è una delle cose più belle e stimolanti per lo studente.
Può essere inesistente o superficiale (non che sia giusto) solo quando lo studente motivato si rende conto dell'ineguatezza dell'insegnante. Non è una cosa bella da dire o da pensare però la situazione si presenta spesso.^^)

Ciao!!!!!!!
Continua così!!!!!!!

sissi20009/8/2009,
sì, l'argomento è proprio interessante dato che sono pure una maestra di scuola elementare. il rapporto con l'allievo non è semplice, essere insegnante è sempre più difficile! ritengo che prima di tutto si deve creare un rapporto di fiducia con i ragazzi. le cose che insegniamo spesso risultano noiose... , vanno presentate in un modo gioioso e divertente. purtroppo, e questo lo tasto con mano, molti dei miei colleghi hanno il problema del programma, del fare, del dimostrare. i ragazzi non sono tutti uguali, hanno tempi, modalità di approccio alle materie diversi, e non sempre per tutti è possibile giungere ,nei tempi fissati, al raggiungimento dell'obiettivo previsto da noi insegnanti. va stimolata la curiosità, l'attesa del conoscere e dello scoprire, la magia del raccontare facendo stupire l'ascoltatore e interessandolo. credo che con i bambini sia più semplice, ma nelle scuole superiori deve crearsi ancora di più un rapporto con l'insegnante basato sulla fiducia e sull'ascolto da parte del docente dei problemi dei ragazzi. non è impossibile, a volte basta uno sguardo, una gratificazione al momento giusto, un far sentire che anche l'adulto ha difficoltà. per i giovani alcune materie risultano staccate dalla loro quotidianità, non sembrano toccare i tasti che a loro interessano. eppure...volendo... possiamo provare a rendere attuale anche ciò che sembra così distante dai bisogni che i giovani hanno! certo non è semplice, bisogna continuamente mettersi in gioco, rivedere il percorso che credevamo conoscere, rinventarlo anche solo per uno!
un mio collega diceva sempre" i bambini imparano lo stesso nonostante l'insegnante".ciao!
-------------------------------------------------------
mie riflessioni
Credo non possa esserci migliore testimonianza di queste parole per capire la scuola, che non è solo ministero e ministro. E' soprattutto insegnanti e alunni, la materia prima della nostra Società. Lo capiamo questo?
Penso di si, e allora facciamola scorrere questa scuola, non fermiamola in continuazione per inutili interventi, immiserendola agli occhi degli alunni, soprattutto!!!!!

Mando uno spaccato di cose di scuola elementare dell'anno scorso, di sissi
.
DA SISSI:

Ciao a tutti!

"*Nelle classi sono inseriti una bambina ,che essendo stata gravemente malata, ha fatto anche le chemio, è rimasta molto indietro nel programma ma la cosa importante è che adesso sta benissimo , ha di nuovo i suoi capelli, è vivace e.. non ha voglia di studiare, quindi sta bene!l'altro bambino è stato adottato da una coppia straordinaria che ha preso anche il fratellino per non dividerli, hanno un vissuto complesso e quindi bisogno di essere seguiti. quest'anno abbiamo anche un bimbo della Moldavia, anche lui adottato insieme al fratellino. quindi questi bambini hanno bisogno di tanto e non sempre ci rusciamo, ci sono anche gli altri più " fortunati"ma anche loro hanno bisogno di attenzione perchè ci sono situazioni familiari molto delicate.a volte ti senti impotente ma poi loro ti aiutano e ti fanno capire che poi desiderano solo "sentirti "che ci sei, anche se un pò brontolona ,ma ci sei! comunque l'insegnante di sostegno è giovanissima ed ha un bambino di appena otto mesi, quando le ho detto di dirmi l'orario che voleva fare, c'è 11 ore, è rimasta sorpresa dicendo: fate voi, io mi adatto. L'abbiamo convinta che per noi è indifferente e lei è stata felicissima di potersi gestire con più libertà. siamo felici di questa ragazzina piena di energia ed i bambini l'hanno accolta benissimo. sono molto affettuosi , sai ci portano anche il pane fatto in casa e piccole cose, braccialetti che fanno le bambine.*"

"La scuola dovrebbe insegnare innanzitutto che le differenze sono una risorsa e non una minaccia. Il rispetto dell'altro, quindi, deve rappresentare la prima regola del vivere civile.
È utile ribadire che non c'è integrazione senza accettazione.


Amara Lakhous

cit, da sissi,
CITAZIONE
va stimolata la curiosità, l'attesa del conoscere e dello scoprire, la magia del raccontare facendo stupire l'ascoltatore e interessandolo. credo che con i bambini sia più semplice, ma nelle scuole superiori deve crearsi ancora di più un rapporto con l'insegnante basato sulla fiducia e sull'ascolto da parte del docente dei problemi dei ragazzi. non è impossibile, a volte basta uno sguardo, una gratificazione al momento giusto,


Edited by perla lunare - 27/2/2023, 20:20
 
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sempre 2009

Domanda

I..."normali" debbono ritardarsi per attendere il resto..?

Post del 2009

Per crescere socialmente, in un senso o in altro, occorre avere molte risposte alle domande, la mia è questa.

Non mi faccio mai domande quando sono a contatto con dei bambini, sento spontaneo il mio atteggiamento e non potrei reprimerlo perchè liberamente esercito il mio istinto.
Così penso dovrebbero fare tutti.
Però ragiono sulla nostra socialità così mutata a causa degli immigrati.
Sono troppi e le nostre braccia "non devono" essere abbastanza grandi, per il nostro e il loro bene.
Ci deve essere un calmiere, definito dall'Unione Europea perchè è un problema di tutti i suoi stati.
Per ciò che riguarda coloro che si sono inseriti, anche non regolarmente, io credo che emarginarli sia il più grosso errore che si possa fare.
Raggrupparli fra di loro li unisce contro noi; si formano delle fazioni che si guardano in cagnesco e che possono giungere ad atti di violenza gratuita, quando gli insulti vanno oltre il limite.
Dico una cosa che mi è successa più volte. Sono stata emarginata io dai miei stessi vicini di casa per avere dato accoglienza, soprattutto ai bambini, di questi nostri ospiti.

mia risposta

Penso che siamo tutti normali se viviamo insieme. Se si viene classificati "anormali" lo diventiamo anche se siamo "i migliori della classe"
Penso che i nostri figli per crescere abbiano bisogno di imparare a non odiare. Altri possono pensare che abbiano bisogno di odiare.
Io do la mia risposta logicamente.
Penso che a non insegnare loro a porgere la mano a chiunque, se un giorno odieranno noi e la Società sarà la conseguenza del non ritardarsi per non attendere il resto. Un tipo di crescita come un altro, ma senza quei valori che tutti diciamo è necessario coltivare.
A volte, per cogliere l'attimo, si perde molto di più.

continua........

da sissi
cara dodi, oggi ho un po' più di calma e così eccomi a te!sono in una quarta elementare i bambini sono cresciuti ed anche diventati un pò più birichini! questo non sarebbe niente ma a volte soprattutto alcune bambine assumono nei confronti di alcuni compagni atteggiamenti non belli!sono molto dispiaciuta di questo! In genere questi fatti avvengono quando io non sono presente (con supplenti ed altri insegnanti) e questo mi amareggia amcora di più e a volte mi sembra di non aver fatto niente! intendo a livello di rapporti e di crescita personale. so però che sempre in una classe succedono certe cose ed anche tra bambini c'è quello più prepotente che cerca di gestire i bambini non direi più deboli ma meno spavaldi e apparentemente meno sicuri! sì, penso che la cosa più importante da insegnare sia proprio questa :il rispetto degli altri, la disponibilità all'ascolto e l'accettazione ; solo così potranno crescere veramente sani e pronti ad affrontare le difficoltà che man man incontreranno!purtroppo spesso si diventa adulti senza aver coscienza di cosi significhi, si riempie un vaso che non conosce il contenuto... e così o lo getta via o lo spreca in azioni inutili!sono anche convinta , che comunque non dobbiamo mai perderci in situazioni che non ci appartengono, ma solo cercare di mettere a fuoco ciò che sempre emerge anche da negatività che proprio perchè tali ci indicano altre direzioni.


da sissi

Le parole servono e come! perchè, se sapute usare bene acquistano la musicalità del cuore e lasciano intravedere la "fermezza" del pensiero.Ti abbraccio in silenzio.

da dodi

Anche tu mi raggiungi sempre nei punti dove ho bisogno delle parole che mi dici, e come le dici.

sissi
Hai risposto già te dodi, con i miei scritti. aggiungo comunque che..
non c'è da differenziare un bel niente, non c'è da creare la classe dei bravi e dei meno bravi, degli italiani e degli stranieri! La vera crescita è un'altra! si cresce imparando a stare nelle "diversità" , nello scambio continuo di chi è meno fortunato di te! e non si perde niente.!Se nella classe ci sono dei bambini che hanno dei problemi credetemi questo non va mai a svantaggio degli altri ,anche se così può sembrare! i bambini imparano sempre "nonostante i maestri". Il problema è comunque quello di continuare a chiedere sostegno e mezzi per poter dare a tutti ciò di cui hanno bisogno in modo che ognuno possa seguire il suo percorso, anche percorsi di avanzamento ..insieme a tutti gli altri! ciao!

Ciao sissi
L'amore e l'amicizia a volte sono dei boomerang, tornano a te. dodi li

ti avevo lasciata in un ambiente più gioioso l'anno scorso nella scuola.
Tu ti accorgi di non poter gestire più di tanto una crescita delle prepotenze nei bambini.
Se c'è qualcuno che può avere fatto qualcosa per loro, a causa del tuo carattere dolce e del tuo vero interesse, quella sei tu.
Rispetto ed accettazione. Tutto si condensa in queste parole perchè le idee e le personalità sono altra cosa. Attorno a me vedo dell'educazione per fortuna, ma disponibilità ed accettazione poca. E questo negli adulti, che logicamente vengono emulati.
"comunque non dobbiamo mai perderci in situazioni che non ci appartengono, ma solo cercare di mettere a fuoco ciò che sempre emerge anche da negatività che proprio perchè tali ci indicano altre direzioni"
Intelligente questo tuo discorso. Quando una situazione è difficile gestirla ci sono sempre altre strade. Dobbiamo ricordarcelo.
Interessante anche quanto dici qui.
"Quando essi crescono, e noi cresciamo si riempie un vaso che non conosce il suo contenuto."
Qualcuno conosce il proprio contenuto, mi ci metto io, te, e altri. E' dolorosa questa consapevolezza e quindi pure altre strade possono essere direzioni auspicabili, anche se non ci appartengono. Per molti caratteri vanno bene.
Spero di essermi spiegata perchè il discorso lo trovo interessante e metterlo a fuoco illumina.

sissi/6/2009,
Il problema è grande come il mare che queste persone attraversano per giungere fino a noi!oggi ,secondo meno , dobbiamo prendere coscienza di come la nostra società è cambiata, dobbiamo vedere i nostri figli nel" mondo ".ti invio uno scritto preso da un libro che lessi durante un corso di aggiornamento:"tolleranza e intollerenza nella storia"
"La storia insegna chee ogni qualvolta l'intollerenza prende il sopravvento nei rapporti fra gli uomini e le nazioni, finiscono immediatamente per determinarsi condizioni di sofferenza, di ingiustizia, di lutto.
L'intolleranza è propedeutica alla sopraffazione ed è sinonimo di separazione e di contrasto, dunque di regreso e di involuzione: se progredire è il destino che vogliamo riconoscere all'uomo a garanzia di serena prosperità, è ad atteggiamenti di accettazione, di confronto e di dialogo che dobbiamo orientare il nostro agire.
Non è certamente facile essere costruttori di pace nè è semplice imparare a vivere la dimensione planetaria.Tuttavia è in tal senso che dobbiamo operare con tenacia e con speranza."ciao!

continua.....

Brava sissi, sei meravigliosa come sempre!

L'immigrazione non la fermi.

dodi li24/6/2009
L'intolleranza è un sottofondo che incrementa l'odio.
Hai ragione, dobbiamo quindi metterci nelle condizioni di non doverla nè suscitare, nè provare.
La politica dovrebbe lavorare in tal senso. Cioè, non creare le condizioni per cui gli immigrati procurino in noi questo sentimento. Ed in primo luogo ciò si può fare "solo" con il limitare gli accessi al nostro paese da moltitudini di poveri esseri umani non in grado di sostenersi e di integrarsi.
Il problema è a monte dell'insegnamento, e se rifiutiamo (di principio) la società multi-etnica, rifiutiamo automaticamente l'insegnamento di quelle basi che hanno permesso ad un certo Obama di diventare presidente degli Stati Uniti.

è un valore da perseguire.

Io trovo un solo rimedio: limitare l'immigrazione.

Nel Kossovo vivevano 500.000 kossovari serbi. Permettendo agli albanesi di metterli in minoranza poichè divennero 2.000.0000 in circa 30 anni, che istituirono l'UCK rivoltandosi agli ospiti con le armi (sovvenzionati da un estero interessato) portarono via il territorio ai padroni di casa impadronendosene poi legalmente.
E' una legge naturale questa, occorre non predisporre le condizioni perchè si creino i presupposti che la sostengano. Comunque anche la sola serenità è un valore da conservare!
Ciao carissima

dodi li22/7/2009 (discussione diferita nel tempo)

Riferendomi al sistemo scolastico di oggi in genere, mettere in mano la bacchetta agli insegnanti (come si faceva una volta) , abbassare voti, il voto in condotta determinante per la bocciatura, ecc.ecc. non servono a risolvere i problemi reali che la scuola italiana sta vivendo in questo periodo delicato.
Io non sono insegnante, ma ho avuto due figlie a scuola e sono stata rappresentante nei "decreti delegati"

Le capacità formanti un buon insegnante sono sia nel DNA che nella formazione professionale.
Non servono i continui cambiamenti di regole a migliorare la condizione della scuola. Al contrario serve lasciare le cose come stanno per dare stabilità. Non sono le regole che contano. Serve che gli insegnanti non siano tormentati dalle loro continue trasformazioni, ma vengano lasciati in pace, usando naturalmente il DNA personale, quello purtroppo non lo si può cambiare. Bisognerebbe fare dei test di attitudine prima del loro inserimento in quel lavoro, così delicato e importante per la Società.
Bella questa citazione da "Temporale" di Jovanotti: l'autista di scuolabus ha in mano la nazione più di un ministro, di un papa o di un'autorità"


sissi2000
essere insegnanti di scuola elementare è oggi molto difficile, la scuola si sta trasformando in un'azienda e questo non sarà mai possibile! ci vuole preparazione di base ma tanta sensibilità con i bambini( non tutti, come dice la mia amica dodi, sono indicate a fare questo lavoro).non so se ho queste capacità, ma sono "attenta"....e credimi i bambini hanno bisogno di mani ferme e anche di attenzione. la scuola vive un periodo di grande stordimento, i bambini sanno da soli "amalgamarsi" se noi adulti li lasciamo anche liberi di gestirsi nei loro problemi, ma noi complichiamo, la società complica..se solo li ascoltassimo riusciremmo a fare molto di più. ho sperimentato che spesso loro hanno già delle soluzioni e noi.. andiamo a cercare lontano. Sì ,mi ricordo di quando andavo a scuola io, riconosco in loro il mio disappunto di bambina e allora mi vedo e.. percepisco che devo creare quel rapporto di fiducia che ti aiuta a crescere ad imparare e.. a ricordarti della tua maestra quando sarai grande. ciao!

dodi li

Che carina che sei sissi, ti mando questa immagine che avevi mandato tu, penso sia stata scattata nella tua scuola. E'vero?



bambini-in-palestra.

no, non è stata scattata nella mia scuola ma è come fosse così perchè i bambini sono tutti uguali! ciao!

Bellissimo post, meraviglioso.

Edited by perla lunare - 11/3/2023, 10:41
 
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continua! dai sissi!!


Diventare insegnati si può. Soprattutto se ci piace stare a contatto con i bambini, prenderci cura di loro nell’educazione e nell’insegnamento, diventare maestra di scuola elementare può essere un percorso adatto a noi. Ma districarsi nel mondo della scuola non è certo di facile soluzione, quindi la prima domanda che ci verrà in mente è: come si fa a diventare insegnante di scuola elementare? Di seguito potrete trovare utili consigli e risposte alle più comuni domande per agevolare il vostro percorso lavorativo.
Assicurati di avere a portata di mano:
Laurea quinquennale in Scienza dell’educazione primaria a ciclo unico

1 Se fino a qualche anno addietro per insegnare nella scuola dell’infanzia (ex scuola materna) e nella scuola primaria (ex scuola elementare) occorreva frequentare un corso di laurea quadriennale, dall’anno accademico 2011/12 si deve necessariamente conseguire la Laurea in Scienza dell’educazione primaria a ciclo unico, della durata di 5 anni a numero programmato con prova di accesso, comprensiva di tirocinio, che costituisce il titolo fondamentale per l’accesso ai relativi concorsi. Tale scelta, di natura prettamente tecnica, ha voluto dare un importante riconoscimento professionale alla categoria degli insegnanti, ampliando le competenze pedagogiche e disciplinari per meglio rispondere alle esigenze dei ragazzi. Pertanto la formazione dell’insegnante è stata negli anni estesa anche con l’apprendimento di competenze specifiche nell’uso delle nuove tecnologie e della lingua straniera. Caratteristiche quest’ultime che mirano a far apprendere ai nostri figli quelle competenze che il mondo d’oggi richiede.
2 Conseguita la Laurea quinquennale il primo passo è quello del il tirocinio, che sarà il passaggio propedeutico all’insegnamento. Il tirocinio formativo attivo (tfa) diviene elemento caratterizzante i percorsi e sarà svolto, a meno di particolari deroghe, presso gli istituti scolastici appositamente accreditati. Gli accessi saranno programmati in base al numero dei posti annualmente disponibili nella regione, maggiorati del 30% rispetto al complessivo fabbisogno nazionale. La prova di accesso consisterà nel superamento di un test preselettivo.

L’importanza di chiamarsi “maestro” (da internet)

di Aida Dattola

“Maestro” deriva, dal latino “magister” (da magis, di più); in ebraico maestro è “rabbi”, che significa “grande” ed in sanscrito “guru”, pesante di dignità e prestigio…
Il maestro è, dunque, colui che guida, spiana il cammino; un compito delicato il suo, caratterizzato dalla piena condivisione di ciò che insegna. Il vero maestro, infatti, è colui che dapprima cerca di migliorare se stesso e poi indirizza il proprio intervento sugli altri.
La storia della pedagogia ci insegna che i veri maestri sono coloro che sanno instaurare un rapporto relazionale significativo con l’alunno e rappresentano per lui un valido modello di riferimento. Per essere maestri occorre, quindi, avere un ideale di vita e, attraverso l’insegnamento e l’esempio, produrre nell’alunno il desiderio di condividerlo. Perché nessun maestro può imporre, ma nel rispetto della libertà individuale, deve solo condurre per mano l’allievo sui sentieri della vita, indirizzare e non coercizzare, condividere e non imporre. Il maestro unico, che ha lasciato una traccia indelebile nella storia della scuola italiana, oggi ritorna, ma, a mio avviso, non può essere considerato un nostalgico ricordo del passato: gli si deve restituire la dignità e la professionalità che ha sempre avuto e perché ciò sia possibile è necessario che siano chiare le mete da raggiungere, tenendo conto delle mutate esigenze sociali e, soprattutto, delle richieste educative, urgenti, del bambino.
Chi vive nella scuola e viene a contatto con un’infanzia sempre più problematica e indifesa comprende i cambiamenti che si sono verificati e sa che il modo di “fare scuola “ non può essere simile a quello del passato. Una scuola al passo con i tempi deve necessariamente considerare che, accanto ai cosiddetti “saperi tradizionali”sono necessari lo studio delle lingue, dell’informatica e delle scienze, che l’educazione civica deve avere un ruolo determinante per formare “persone”capaci di vivere in modo positivo nella società e che il sapere non può essere disgiunto dal “saper fare”…
Per garantire percorsi formativi idonei non è più sufficiente il maestro unico “tuttologo”: occorre affiancargli i cosiddetti “specialisti”, che mettano al servizio dell’alunno le loro specifiche competenze. La scuola del “leggere, scrivere e far di conto”, delineata dai programmi del 1955, era valida per quella società ed è lapalissiano affermare che in mezzo secolo di storia la ricerca pedagogico-didattica ha raggiunto nuove acquisizioni. Questo non significa negare la validità del maestro unico, soprattutto nelle prime classi: se ben preparato, egli consente quel processo di identificazione necessario ai bambini per cominciare a rispettare delle regole e per sentirsi affettivamente protetti.
Sono convinta che i maestri che possono fregiarsi di tale titolo esistono ancora e che, anzi, oggi più che mai sono in grado di incidere positivamente sulla formazione della personalità dei bambini.
Avvertire l’entusiasmo del coinvolgimento, la consapevolezza che spesso i bambini ti guardano per scrutare il tuo comportamento e tu non puoi tradirli perché faresti del male a te stesso e a loro; comprendere che anche una parola fuori posto può ferire un alunno ed aver coscienza del fatto che nelle gioie e nelle fatiche di ogni giorno di scuola si realizza un incontro tra anime: questi sono i nostri delicati ed autorevoli compiti. Rappresentiamo dei modelli di riferimento e non dobbiamo mai dimenticarlo: è questa la grandezza del nostro ruolo e l’impegno che ci deve animare è quello di cercare di migliorare sempre noi stessi per rendere migliori i nostri alunni.
Da maestra che opera nella scuola da più di vent’anni e che è nata come maestra unica per poi vivere tutte le novità nella scuola con l’entusiasmo della neofita e a volte la delusione per i risultati non corrispondenti alle aspettative, posso solo augurarmi che questo ritorno al passato sia vissuto alla luce delle esigenze dei bambini.
Il nostro ruolo è determinante ai fini della formazione della personalità degli alunni e noi non possiamo prescindere dall’ascolto, dal rispetto dei tempi, dei ritmi e dei modi di apprendimento di ciascun alunno: garantire una presenza stabile è anche utile per creare un clima sociale positivo e disteso, nel quale sia data ad ognuno la possibilità di esprimersi e di sentirsi compreso.
La scuola, per espletare al meglio il suo compito, ha bisogno di maestri che lo siano anche di vita, che aiutino il bambino a fare del sapere il mezzo per vivere meglio con se stessi e con gli altri, per costruire una società più giusta e più a misura d’uomo,sempre orientati da alti valori.
Non dimentichiamo che i bambini, anche se sono cambiati, sono sempre bambini e riescono ancora a stupirsi e a fantasticare: non dobbiamo uccidere i loro sogni, la loro voglia di crescere e di imparare, di scoprire e di fare…non dobbiamo dimenticare che le loro tappe evolutive devono essere rispettate senza inutili “bombardamenti culturali”.
La scuola primaria è la scuola dell’accoglienza e del dialogo, dell’approccio al sapere intenzionale e motivato, della socializzazione e della creatività; ha bisogno di guide serene e motivate, che riaffermino la loro dignità nell’azione sinergica con le famiglie, che tanto più ci apprezzano quanto più siamo capaci di far comprendere la dignità del nostro ruolo e il rispetto per il nostro operato.
La storia è maestra di vita e ciò che di positivo ci ha offerto il passato deve essere rivisto alla luce dei cambiamenti sociali con gli opportuni adeguamenti, ma con la precisa consapevolezza che i bambini hanno bisogno di saldi punti di riferimento. L’importanza di chiamarsi “maestro” è, dunque, motivo di orgoglio per chi ancora crede in questo ruolo.

Autore: Aida Dattola, insegnante nella scuola primaria, laureata in Pedagogia.

La maestrina dalla penna rossa è un episodio dal libro cuore di Edmondo de Amicis

DA SISSI

l'ho letto molto attentamente e non posso che condividere in "toto" ciò che Aida dice. in particolare"Non dimentichiamo che i bambini, anche se sono cambiati, sono sempre bambini e riescono ancora a stupirsi e a fantasticare: non dobbiamo uccidere i loro sogni, la loro voglia di crescere e di imparare, di scoprire e di fare…non dobbiamo dimenticare che le loro tappe evolutive devono essere rispettate senza inutili “bombardamenti culturali”.



DA PERLA
Conosco il tuo pensiero, non potevi rispondere che così!!!!

Ciao!!


La tristezza dei tempi che viviamo ci allontana dal servizio sociale più bello mai esistito, così utile ai nostri bambini.
Il famoso compagno di banco con cui confabulare non esiste più.
Canta Venditti: compagno di scuola, compagno di niente, ma non è così.


 
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Sissi ha lasciato il lavoro che adorava perchè suo marito non sta bene e lei non ha voluto lasciarlo senza la sua costante presenza. Ma i "suoi bambini" la vanno a trovare assieme ai loro genitori e le portano dei regalini!!!
 
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